sabato 25 gennaio 2014

Elezioni e Piazze

Tempo di elezioni, tempo di proclami/promesse dei partiti politici.
La promessa che va per la maggiore quest'anno è l'attuazione della Piazza lunga un chilometro.


Il centrodestra si presenta diviso alle elezioni fra un gruppo vicino NCD, con l'ex sindaco Tessari ricandidato sindaco ed un gruppo filo-Tosi che al movimento Prima il Veneto affianca Piazzi, Da Lio e ciò che resta della lista 585.
La lista 585, che aveva raccolto le più disparate fedi politiche (da leghisti ai comunisti italiani oltre ad elettori del centro moderato) critiche alle modifiche alla viabilità locale di Spinea, modifiche attuate come primo passo per la maggiormente impattante opera del Masterplan voluta dall'ex sindaco Tessari (un piano di speculazione edilizia attorno piazza Fermi che avrebbe dirottato il traffico di via Roma dietro villa del Majno direzionandolo sul sistema di sensi unici rotatoria di via Matteotti-via D'Annunzio-via Bennati attorno al quartiere Dante), dopo non aver portato risultati sul ripristino del doppio senso di marcia in via Matteotti, messa in sicurezza di via Capitanio ed anzi esser passato dalla parte di chi sosteneva la chiusura di via Roma sotto il piano urbano di speculazione edilizia su piazza Fermi-Marconi degli esponenti del PD (la Piazza lunga un chilometro), passa ad allearsi con gli ex-assessori e sostenitori del sindaco Claudio Tessari.
L'idea probabilmente erronea di Curelli, propinata post elezioni del 2009-2010 anche agli aderenti della 585, è che chiudendo dai Bersaglieri alla chiesa San Vito e Modesto, così come voluto dal PD, poi fosse obbligo ripristinare il doppio senso in via Matteotti per dar sfogo al quartiere Fermi chiuso dalla
Piazza pedonale lunga un chilometro e dal solo senso unico uscente in via Matteotti.
Questa operazione di alleanza con ex-sostenitori di Tessari e leghisti filo Tosi, voluta solo da chi dirige la 585, molto probabilmente farà perdere molti (o quasi tutti) i consensi ricevuti nelle passate elezioni.
Gli ex-sostenitori di Tessari, Piazzi e Da Lio dovrebbero sostenere l'idea di chiudere via Roma al fine di favorire la speculazione edilizia nel centro cittadino, proprio come sostiene ancor oggi Tessari da NCD con i nemici/amici di Tosi / Piazzi / Curelli.
Le divisioni nel centrodestra non sono nuove, tanto che si presentarono divisi con "diversi delfini candidati" anche nelle precedenti elezioni cittadine, quelle che elessero a sindaco Checchin del PD con l'appoggio di liste civiche, IDV UDC, 585, ecc...

Quest'anno il PD locale non ha fatto le primarie... aspetto che per questo partito potrebbe essere sinonimo di forte malessere interno.
Ci fossero state le primarie i candidati sarebbero stati Checchin e Mainardi, non la Busatta, vicesindaco della giunta Checchin, spesso indicata da Curelli della 585 come il regista occulto che si opponeva alla messa a doppio senso di via Matteotti a discapito del quartiere Dante e di via Capitanio.
Il PD a questa tornata elettorale ha candidato Checchin senza primarie, e per questo si è vista la separazione di un nuovo gruppo "Buongiorno Spinea" che raggruppa esponenti della sinistra, IDV e socialisti i cui intenti non sono ben noti.

Inoltre in questa tornata elettorale vi sarà per la prima volta la presenza dei Cinque Stelle (M5S) con la candidatura di Massimo De Pieri a sindaco.
Il movimento cinque stelle in questi anni vicino ai problemi dei cittadini di Crea, di via Capitanio/Martiri, di via Prati (aree non salvaguardate come per esempio via Fornase e via Rossignago che giovano di senafori, marciapiedi e piste ciclabili, multi-autovelox, ecc...) e contrario a molti interventi realizzati dalla giunta Checchin, ha recentemente indetto un sondaggio conoscitivo a libera partecipazione via web per costruire il programma assieme alla popolazione.
Tuttavia manca forse la pubblicizzazione del programma stesso del movimento o la posizione assunta in determinate questioni (come per esempio riguardo la chiusura di via Roma), dato che i giornali sembrano non parlarne e nei blog web mancano link di riferimento.

Cosa resta dopo questi cinque anni?
Ripristino del doppio senso di via Matteotti?: no.
Messa in sicurezza di via Capitanio? no
Operazioni chiare per evitare che la tangenziale sud e il quartiere Dante diventino la nuova via di accesso a Mestre centro lungo via Miranese, chiudendo via Roma a ridosso di villa del Majno? no.
Un uso sapiente del sistema GiroSpinea indirizzandolo verso i punti di interesse al fine di non sperperare i soldi pubblici della Regione Veneto (servizio creato per volontà di Tosi) così come avviene oggi? no.
eccetera...

Il casello del Passante di Mestre, oltre ad aver notevolmente aumentato le emissioni di CO2 sul territorio di Spinea, inficiando non poco il PAES, è implicato in giochi di pedaggio con lo spostamento di traffico locale, che anni fa si incolonnava sulla tangenziale di Mestre, sulle strade locali dei comuni di Mirano, Spinera, Dolo e forse Martellago nel prossimo futuro.
Le politiche liberiste-riformiste filo centro-politico italiano che favoriscono la costruzione di arterie di comunicazione perchè ciò comporta facilità di trasporto ed investimenti sul territorio per realizzare nuove aree industriali e lavoro, hanno fallito.
Fronte ad una crisi che ha visto eplodere la disoccupazione e la cassa-integrazione il Centro per l'Impiego di Mirano ha visto un aumento dei disoccupati iscritti e scarsi investimenti in attività creatrici di lavoro nel Miranese (oramai gli investimenti finiscono sempre nel mercato finanziario, più redditizio,veloce, semplice dato che a portata di family banker / brooker finanziario via telefono, deregolamentato, ma soprattutto causa della crisi attuale per il lavoro e per le economie mondiali).
Allo stato attuale il casello del Passante di Mestre l'unica cosa che sembra aver attirato è...l'autostrada Orte-Mestre...uno strano caso di autostrada che attira autostrada, chiamando Mestre un'uscita che non è a Mestre neanche se si realizzasse l'idea dell'unione dei comuni.

La Regione Veneto ha finanziato con briciole di pane i progetti della Piazza lunga un chilometro: 200 mila euro quando ne servirebbero almeno 10-20 milioni per la costruzione.
Insomma la realizzazione dei progetti passerebbe sempre per il Project Financing, così come fatto per Piazza Santa Bertilla.

Piazza Santa Bertilla è l'esempio che viene nascosto dalla politica locale, desiderosa di realizzare un piano speculativo addosso alle proprietà di piazza Fermi-Marconi.
Il motivo per cui non si parla più di quella piazza è che:
  • la piazza non è vissuta dai cittadini;
  • gli immobili costano troppo e nessuno li compra (cosa che forse inizia a creare qualche problema e fa temere ad alcuni che il Comune rischi di dover pagare per quanto realizzato rimasto invenduto, a cui potrebbero aggiungersi gli interessi maturati nel frattempo);
  • la piazza non è ancora stata completata!!! mancano infatti pannelli dell'edificio che dovrebbe ospitare la pasticceria a due piani, vi sono cavi scoperti e rimane almeno un pianerottolo con ponteggio di sicurezza in legno.

Del parco acquatico lungo il Rio Cimetto non vi è traccia, ma si coglie la foresta di condomini che sorge nelle vicinanze con coni ottici privi di piante e verde previsto negli elaborati presentati anni fa.
L'aspetto curioso è che gli appartamenti di tali condomini, la cui costruzione è stata approvata in concomitanza al piano per Santa Bertilla, sono stati venduti, mentre il costruito attorno a Piazza Santa Bertilla rimane invenduto.
Un recente progetto denominato Water (acqua), che si pronuncia Vater non in ode al fatto che il Rio Cimetto per anni ha raccolto le acque reflue della discarica / cave di via Luneo, avendo tra l'altro numerosi edifici con scarico fognario sul corso d'acqua, dovrebbe migliorare l'area sotto il profilo ambientale-paesagistico nei prossimi anni.

Ma la politica è sorda a questi problemi evidenti a Piazza Santa Bertilla e per la maggior parte sostiene la necessità di realizzare la Piazza lunga un chilometro (od il Masterplan) su piazza Fermi-Marconi...meglio poi se con operazione di Finanza Creativa tremontiana col project financing.

Per questo a carnevale, per l'ennesima volta è stato chiuso il chilometro di strada che va dalla rotatoria dei Bersaglieri alla chiesa Santa Bertilla.
Le auto dirottate con cartelli su via Buonarroti e su via Capitanio e su via Matteotti-Alfieri hanno notevolmente intasato questi quartieri, poichè diversamente dalle Notti Gialle o dagli appuntamenti invernali del Natale, la chiusura è stata realizzata di giorno in orario da ufficio, a cavallo di un periodo non propriamente festivo per tutti i lavoratori.
Fortunatamente i giornali locali non hanno fatto alcun paragone fra il carnevale di Rio o di Venezia e quello di Spinea... anzi, i treni della linea Mestre-Padova e della stazione SFMR di Spinea erano carichi di turisti diretti a Venezia, tanto da risultare oberati di passeggeri.
Nel caso di Spinea questo flusso di persone diretto a Venezia si sarà diretto in auto verso la stazione SFMR, trovandosi di fronte putroppo i cartelli di deviazione su quartieri residenziali e Zone30, perchè via Roma era stata chiusa.

Nel 2014 la tangenziale nord (+ via 11 settembre) non è ancora stata completata, benchè per sette anni i "partiti tradizionali" locali e loro fratture/scissioni, l'abbiano additata di poteri miracolosi: capace di togliere tutto il traffico da via Roma.
Nel frattempo è stata completata in tutta fretta la cosiddetta tangenziale sud, mentre la popolazione dotata di buonsenso critico si domanda perchè se la tangenziale nord ha tali poteri taumaturgici, così come inserito nel PAES, si stenti così tanto a completare l'opera...il tempo di completamento infatti sembra slittare per la seconda volta a dopo le elezioni, le quali vedono i principali esponenti politici del recente passato elettorale, ricandidarsi con i medesimi intenti forse mal-celati.

giovedì 23 gennaio 2014

Linee guida sulla mobilità sostenibile

Come segnalato dal blog Energie Rinnovabili, il Centro studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) ha pubblicato le linee guida sull'approccio che tecnici e politici (decisori) dovrebbero avere per definire la mobilità sostenibile in modo coerente con le normative nazionali.
Le linee guida non hanno quindi un valore di legge, ma si basano sulle leggi in vigore in Italia e con degli esempi spiegano approcci semplici alla definizione di corrette decisioni da adottare per ottenere una mobilità urbana sostenibile.

La filosofia delle linee guida può essere riassunta con la citazione del paragrafo del documento:

Queste linee guida forniscono così alle amministrazioni strumenti e procedure in forma semplificata, facilmente applicabili per casi semplici, quali:
  • simulazione dei carichi sulla rete (interazione domanda-offerta);
  • individuazione di parametri di prestazione finalizzati ad individuare processi decisionali alternativi fra loro; 
  • dimensionamento di nodi; 
  • progettazione di parametri di regolazione semaforica; 
  • progettazione della topologia della rete.
Inoltre, le stesse linee guida hanno l’obiettivo di ampliare la consapevolezza che per affrontare correttamente le problematiche legate al traffico ed alla mobilità, devono essere utilizzate adeguate competenze tecniche ed analoghi strumenti specialistici propriamente calibrati. È importante ribadire la necessità di evitare approcci improvvisati, con assenza di competenze scientifiche, che, oltre a non risolvere il problema (anzi, forse a contribuire ad aumentarne l’impatto), generano la sensazione diffusa che il fenomeno sia aleatorio e quindi non governabile.

A pagina 52 si evidenzia come
Come riportato nell’introduzione, per progettare un sistema di trasporto devono essere individuati ed utilizzati metodi quantitativi. Questi metodi devono essere applicati per stimare gli effetti degli interventi prima della loro realizzazione. Ad ogni livello del processo di pianificazione si identificano opzioni coerenti di strategie e di interventi da adottare per raggiungere gli obiettivi rispettando i vincoli.
Aspetto molto interessante poichè per esempio anche la chiusura della "piazza lunga un chilometro" in via temporanea evidenziando un dirottamento del traffico nelle vie laterali (via Buonarroti, via Capitanio, via Alfieri-Bennati) zone 30 costituisce un grave danno all'ambito residenziale toccato dal traffico di una delle arterie principali cittadine chiusa per la speculazione immobiliare del centro.
Tuttavia gli stessi decisori che dovrebbero sottostare ed applicare le leggi sono gli stessi che ignorano i risultati sul territorio delle modifiche che compiono ignorando le leggi.
Nel 2007-2008 la chiusura di via Matteotti avvenne con l'ex-sindaco Claudio Tessari e l'assessore all'urbanistica Simionato che spacciarono la realizzazione dell'opera per "sperimentazione", parola occulta di quella che oggi viene definita come "lotta semantica" per far continuare i lavori, senza alcuna verifica degli effetti che avrebbe procurato alla circolazione dei quartieri limitrofi...tutto in funzione del progetto Masterplan che avrebbe dirottato via Roma sul retro di villa del Majno, verso via Matteotti stessa e gli altri sensi unici, i quali avrebbero reso in quartiere Dante un quartiere-rotatoria atipica.
Falliti i risultati della "sperimentazione" di via Matteotti, l'amministrazione comunale dichiarò l'opera conclusa ed inutile tornare indietro, scatenando l'ira dei cittadini ingannati che seppur delle più disparate simpatie politiche (dalla Lega Veneta - Lega Nord ai Comunisti Italiani) si opposero per anni a tali interventi (tutt'oggi non è inusuale vedere auto che percorrono via Bennati e via Matteotti contro il senso unico).
La liberazione del traffico diretto lungo via Matteotti verso la chiesa San Vito e Modesto, eliminando questo senso di marcia, ha permesso di continuare a speculare sui terreni del centro con progetti da 10-20 milioni di euro, blaterando dello spostamento del traffico nella cosiddetta "tangenziale nord" opera complementare non ancora realizzata dopo 7 anni !!!
In 7 anni i piani speculativi del centro non si sono fermati ed ancora manca una verifica alla tesi dei politici che la tangenziale nord sgraverà via Roma di tutto il traffico (per la contentezza dei miranesi che dovranno compiere una decina di km in più per arrivare a Chirignago e viceversa).

Inoltre, a pagina 58 delle linee guida si indica come eseguire il confronto fra assetti diversi della medesima rete di trasporto... esempi che i decisori del Comune di Spinea ignoreranno con molta superficialità perchè a decidere dell'assetto di Spinea son stati messi architetti in erba dello IUAV piuttosto che ingegneri di Padova.


Il documento è consultabile su: www.centrostudicni.it



Poi fra le considerazioni sviluppate dal blogger si nota:
  • L'estrema complessità della materia diluita su diverse normative pubblicate a decine d'anni di distanza, sia a livello locale con i vari piani comunali (PUT, PAT, PUM, PUP, ...), che a livello provinciale (per esempio il PALAV), regionale (legge urbanistica) e statale - UE (normative DL 02 maggio 2012 recepimento di una direttiva europea del 2010, codice della strada DL 30 aprile 1992, n.285, ecc...);
  • le linee guida non hanno consapevolezza del fatto che in realtà spesso la definizione delle reti stradali parta dalla speculazione edile di investitori vicini ai centri politici-decisori, piuttosto che al contrario partire dal basso, dalla definizione coerente e scientifica delle criticità da risolvere per migliorare la sicurezza a la sostenibilità del trasporto urbano;
  • il processo decisionale pur semplificato mostrato negli esempi non consta di percentuali di traffico assunte a caso da architetti dello IUAV o studi privati che sviluppano piani PAES;
  • la figura dell'architetto non viene considerata nelle linee guida, benchè la materia urbanistca venga insegnata con metodologie e fini diversi in ambito accademico alla facoltà di ingegneria civile, edile rispetto architettura;
  • l'unione europea ha emanato linee guida (programma ELTISplus) per la definizione dei PUMS (piani urbanistici di mobilità sostenibile), piani non cogenti sulle nazioni aderenti all'europa, ma a cui tutti possono accedere per sviluppare una rete stradale/trasportistica urbana sostenibile.
Dal 2010 al 2016 si è poi nel periodo di transizione fra la precedente normativa riguardante i trasporti alla nuova normativa DL 02 maggio 2012, recepimento della Direttiva europea (Direttiva 2010/40/UE).
Tanto progetti sbagliati in partenza, rimangono sbagliati in partenza, indipendentemente se nel tempo si modificano le leggi e magari adottano maggiori strumenti per verficare o ripristinare i danni che la politica ha fatto nel modificare la rete di trasporto urbana.

mercoledì 22 gennaio 2014

Autostrada Orte-Mestre a Crea ?!

Mercoledì 19 febbraio nel Comune di Mira si è svolto un consiglio straordinario sull'autostrada Orte Mestre, a seguito dell'approvazione del CIPE del progetto preliminare della strada.
Invitati al consiglio vari sindaci interessati dal tracciato nel veneto: Dolo, Mirano, Spinea, Campagna Lupia, ...
Il sindaco di Spinea non ha partecipato per impegni, ma come raccontato dal sindaco di Mirano, si è detto fortemente contrario all'opera non essendo mai stato invitato alla discussione del progetto come avvenuto in passato per altri comuni come Dolo.

La Orte Mestre è un'autostrada che dovrebbe connettere la periferia romana con Venezia Mestre passando per centinaia di comuni italiani.
Relativamente al tratto finale il comune di Dolo è stato il primo coinvolto nella discussione del progetto intorno al 2008-2009, dato che i primi progetti convolgevano quel comune come sbocco viario.
Tuttavia allo stato di fatto oggi il progetto prevede due varianti che coinvolgono in toto il comune di Mira e presuppongono due possibili sbocchi: un innesto a Mestre-Marghera sulla tangenziale di Mestre; uno scocco a Crea, fra Mirano e Spinea, innestandosi con il passante di Mestre.
Contrari all'opera varie sigle riunite nel blog www.stoporme.org.
La questione è piuttosto nuova, tanto che persino sullo stesso sito stoporme.org i fotopiani disponibili per la regione Veneto sono quelli relativi allo sbocco a Roncoduro.

L'opera, inserita come complementare nelle TEN-T europee, opere di viabilità definire dall'Unione Europea, non risulta fra quelle fondamentali da sviluppare, tanto più che risulta un eguale doppione del collegamento attraverso l'autostrada del Sole, di soli pochi chilometri più lunga rispetto al nuovo tratto viario, motivo per cui la nuova opera sembra del tutto inutile o nel caso sarebbe da intervenire su quanto già esistente potenziando l'autostrada del Sole.
Quindi l'autostrada  più che utile ai territori atraversati, od all'Unione Europa con le sole 20 mila auto al giorno stimate nella relazione tecnica, sembra più utile alla stessa società progettista, in mano ad un pregiudicato per reati di truffa e corruzione (dagospia.com - interrogazione sull'autostrada).


La proposta della maggioranza di Mira è stata quella di terminare l'autostrada in comuni vicini per poi incanalare e potenziare la Romea (progetto della Romea commerciale), proposta a cui si oppongono alcuni comuni come quello di Dolo che subirebbe delle opere per il potenziamento della Romea, mentre con l'autostrada Orte-Mestre non subisce alcunchè avendo spostato il tracciato sul vicino comune di Mira e Spinea Mirano o Mestre-Marghera.

Un consigliere della minoranza invece ha puntualizzato come forse la vera utilità dell'autostrada, per cui alcuni comuni non si oppongono pienamente all'ora, riguarda la vicinanza dello sbocco a Crea-Mirano con il vicino complesso di Veneto City, cittadella di centri commerciali che si pensa di costruire fra Mirano e Dolo, aspetto che spiegherebbe per cui alcune parti politiche e comuni non siano del tutto contrari a determinate soluzioni tecniche.
In generalela minoranza si è cimentata nel ricordare più e più volte che l'autostrada è stata inserita nella legge obbiettivo ed è stata già approvata dal CIPE per cui è impossibile bloccarne la costruzione, un po' come avvenne per il Passante di Mestre e le sue opere complementari del 2007, e che casomai sarebbe da muovere richieste al "brontosauro messo in moto" per ottenere opere compensative sul territorio.

L'autostrada dovrebbe essere avviata dal 2015, giusto in tempo per l'entrata in vigore delle nuove norme sulla progettazione delle strade, recepimento della normativa europea, oggi in fase transitoria dal 2012 al 2016, anno in cui entreranno in atto.

Previo quindi che c'è chi  stima che l'opera costerà 10 miliardi di euro con il sistema del project financing (Orte-Mestre 10 miliardi di debiti sui cittadini), durante la dialogo al consiglio comunale di Mira il prezzo simbolico per la realizzazione dell'opera è stato indicato di 2 miliardi di euro... una cifra incommensurabile per sole 20 mila auto transitanti al giorno (dato da verificare sulla relazione tecnica).
Ma se anche le auto transitanti fossero di più e tali da garantire in 10-20 anni una spesa da 2 o 10 miliardi di euro, il maggior numero d'auto comporta sicuramente maggiori emissioni di CO2, o spostamento delle stesse dall'autostrada del sole, già esistente al nuovo tratto viario, con peggioramento dei vincoli di emissione per i comuni attraversati come da accordi con l'Unione Europea (si veda: Paes, manca qualcosa?) o stravolgimenti nella viabilità locale (si veda quanto successo con i furbetti del Passante di Mestre).

Non giova nemmeno l'elezione di Lupi ministro dei trasporti e delle infrastrutture per il recente "nuovo" governo Renzi, dato che è fra i maggiori sostenitori dell'opera:

MINISTRO Lupi, cosa la rende sicuro che questa volta il cantiere per la Orte-Mestre si aprirà? In passato agli annunci non è seguito l’avvio dei lavori.
La sicurezza mi viene dall’approvazione del Cipe, che è giunta in seguito a un’altra delibera, sempre del Cipe, che determinava le linee guida sulla defiscalizzazione delle opere in project financing e che impone condizioni tali per cui anche quello avviato per la Orte-Mestre può essere definito un processo certo.

Conferma il bando di gara internazionale per il 2014 e la posa della prima pietra nel primo trimestre 2015?
C’è una road map ben definita, con i passaggi della delibera Cipe in Corte dei conti prima della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista a febbraio. Di lì il concedente ha trenta giorni per pubblicare il bando di gara internazionale, e siamo ai primi di aprile. Poi 6 mesi per l’affidamento. L’avvio dei cantieri per gli espropri sarà nei primi mesi 2015 e l’inizio lavori nei primi mesi del 2016.

Quale pensa possa essere la scansione di realizzazione dell’opera? Si inizierà con l’adeguamento della attuale E45 o si partirà subito con il tracciato nuovo da Ravenna verso nord?
La road map prevista, e che noi auspichiamo si realizzi, prevede prima l’intervento sulla tratta Orte-Cesena-Ravenna.

Secondi alcuni tecnici, rispetto ai tempi in cui venne presentato il progetto, sono cambiate due condizioni: è diminuito il traffico veicolare e l’accesso al credito per le imprese costruttrici è sempre più difficile. L’intervento è ancora attuale?
La diminuzione del traffico ha due cause: la recessione e il degrado dell’attuale E45. Se i criteri per i nostri investimenti fossero questi sei anni di crisi dovremmo chiudere tutti i cantieri e rinunciare allo sviluppo e alla crescita. Non può essere così. Anzi, dobbiamo attrezzarci per cogliere la ripresa quando verrà e colmare il nostro gap logistico e infrastrutturale. Quanto al de- grado dell’attuale superstrada, i costi di manutenzione stanno diventando eccessivi e non risolutivi. Serve un intervento più radicale.

L’ambiente: saranno adottate misure particolari per la salvaguardia ambientale?
Il progetto ha già ottenuto la valutazione di impatto ambientale dal ministero dell’Ambiente, cui hanno contribuito, ripeto, i pareri delle cinque regioni interessate. Sono previste ovviamente, come sempre per le grandi opere infrastrutturali, opere di riqualificazione del territorio impropriamente chiamate, il termine e il concetto non mi piacciono, “opere di compensazione”.

L’intervento ha tra gli altri il pregio di ridurre il traffico pesante della Romea. Si potrà arrivare a vietare a questi veicoli di percorrere la statale?
La mia filosofia non è quella dei divieti ma di rendere conveniente l’alternativa.
fonte: www.mauriziolupi.it


martedì 21 gennaio 2014

PAES, manca qualcosa?

Il PAES può essere un utile strumento per la stima e la riduzione delle emissioni di un comune, secondo l'accordo fra sindaci e Comunità Europea.
Tuttavia è un piano relativamente recente, non derivante da una sedimentazione di progettazione e verifica, per questo in molti casi sembra più uno strumento utilizzato dall'amministrazione comunale per avallare le scelte e gli interessi della politica, piuttosto che al contrario una base dalla quale la politica debba muovere le sue scelte.
Già in due precedenti post del blog (Viabilità, cosa prevede il PAES e Tangenziale nord e PAES, qualcosa da nascondere?) era parso che lo studio del PAES, così come pubblicato nel PDF del comune, non fosse così imparziale rispetto quella politica bipolare che da anni modifica gli assetti viari del comune di Spinea; tuttavia, discutendo del Passante di Mestre con un caro lettore di questo blog, emerge qualche altro aspetto fin'ora non considerato...o meglio si evidenziano delle vere e proprie lacune del PAES di Spinea.

In primo luogo bisogna notare che il Patto dei Sindaci, fra i sindaci e la Comunità Europea, impone all'amministrazione locale di dotarsi del PAES, Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e dell'IBE, Inventario di Base delle Emissioni, al fine del raggiungimento degli obiettivi previsti dal Patto 202020.
Il patto prevede:
  1. ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990;
  2. aumentare al 20% la quota di energie rinnovabili nel consumo energetico dell'UE;
  3. ridurre il consumo di energia primaria del 20% rispetto ai livelli previsti, grazie all'efficienza energetica.
Un piccolo appunto doveroso: trattandosi di emissioni di gas ad effetto serra, il piano prevede la riduzione non solo delle emissioni di CO2, ma anche quelle di metano,e biogas emesso dalle discariche.

Il dato che invece ci interessa è la data di riferimento per la riduzione delle emissioni di CO2 previste nel PAES: il 1990.
Il 2005 ed il 2010 sono le date utilizzate nel PAES per stimare l'evoluzione dell'impatto della popolazione sul territorio comunale (emissioni, crescita della popolazione, ecc...).

Ma in che condizioni era Spinea nel 1990?
Trascuro le caratteristiche che sono forse inconoscibili, o stimabili statisticamente con una certa percentuale d'errore (per esempio emissioni degli edifici con caldaie vecchie nel 1990; quantità d'auto per le strade negli '90, ecc...).

Al contrario alcune macro-caratteristiche sorte fra il 1990 ed il 2013-2014 sono talmente note che ci si dovrebbe stupire del fatto che non vengano trattate nel PAES.

Per esempio nella Spinea del 1990 non c'era il servizio di cremazione dei cadaveri, impianto costruito negli anni a venire ed oggetto alcuni anni fa di uno studio sull'incidenza delle polveri sottili nell'area adiacente.
Lo studio di ARPAV non dovrebbe aver misurato le emissioni di CO2 del sistema di cremazione, ma solo quello delle polveri sottili, valutando che le quantità presenti si attestano nella media provinciale.
Come già detto nel PAES del comune di Spinea non si cita minimamente questo aspetto e vi è quindi una lacuna a tal riguardo.
E' bene ricordare che in passato era in funzione l'inceneritore fra Spinea e Mirano, oggi divenuto discarica.

Un altra lacuna dimenticata dai tecnici del PAES è lo studio della "catena del freddo".
La catena del freddo è costituita da quei servizi di trasporto, distribuzione e vendita su bancone di prodotti in genere deperibili che vengono conservati a basse temperature o surgelati.
Oltre ad avere forti dispersioni termiche sui banconi, in pratica dei frigoriferi con lo sportello sempre aperto, tutto il sistema di vendita di prodotti surgelati impatta i consumi di un territorio, in funzione del maggior periodo di stazionamento in una cella frigorifera o trasporto su camion frigorifero.
Avendo macellerie, pescherie, supermercati all'ingrosso, questo aspetto andrebbe trattato in un piano di rilevanza comunale-internazionale, come il PAES, trovando forse qualche forma di incentivo per i prodotti freschi od a chilometro zero.

Altro macro-caratteristica dimenticata: il Passante di Mestre.
Il Passante di Mestre dovrebbe aver giovato alla circolazione interprovinciale del comune di Venezia-Mestre, aumentando la velocità media di percorrenza delle auto rispetto al collo di bottiglia rappresentato dalla vecchia tangenziale a Mestre.
Le auto/camion viaggiando più spediti possono così raggiungere prestazioni ottimali fra strada percorsa ed emissioni di CO2: si pensi per esempio alle auto ferme in coda che emettono CO2 solo per tenere il motore acceso.
La diluizione del traffico su due rami (la vecchia tangenziale A57 ed il Passante di Mestre A4) ha però spostato l'area geografica delle emissioni di CO2.
Prendendo qualche percentuale a caso, un po' come abbiamo visto fare dagli studenti dello IUAV o dai tecnici del PAES per saggiare la bontà della Tangenziale Nord-via 11 settembre, possiamo stimare che un 50% delle auto che una volta passavano per la vecchia tangenziale di Mestre, oggi passano sull'area geografica dei comuni dell'entroterra, fra cui anche il comune di Spinea, piuttosto che su quella del comune di Venezia-Mestre.
Il numero di veicoli sulla tangenziale di Mestre nel 1972 era stimato in 55 mila unità, mentre nel 2000 circa 150 mila veicoli di media, con picchi di 170 mila e circa il 30% di mezzi pesanti.
Il sito wikipedia per l' Autostrada A57 indica che nel 2008 sono transitati sul Passante di Mestre 61 mila veicoli leggeri e 24 mila veicoli pesanti (in totale 85 mila veicoli, ovvero tre volte il traffico di via Roma).
Questo traffico, transitando per alcuni chilometri nel comune di Spinea fra il confine con Martellago, la Fossa e il casello fra Crea, Mira e Mirano emette anidride carbonica che geograficamente va computata per la % di competenza al comune di Spinea.
Pur non avendo giurisdizione sul Passante di Mestre, benchè sia stato lo stesso comune con Claudio Tessari sindaco a dare piena disponibilità ad accettare le emissioni del traffico della tangenziale di Mestre sul nuovo tratto del Passante di Mestre, dovendo fare l'inventario delle emissioni (IBE) del comune di Spinea, il Passante di Mestre non può essere trascurato, specie se il comune deve ridurre del 20% le emissioni totali nell'area geografica di competenza rispetto al 1990, anno in cui non c'era proprio questo tratto autostradale e nemmeno il casello di Spinea-Mirano.

Faccio notare che il medesimo problema si verifica con qualsiasi immobile di proprietà di provincie, regioni, enti o stato nazionale, i cui interventi per la riduzione delle emissioni spettano ad entità statali superiori al livello comunale, ma influiscono sul computo delle emissioni del PAES del comune e sul rispetto del Patto dei Sindaci voluto dal Sindaco.
Tali entità anche se non venissero prese in considerazione perchè controllate da altre enti statali superiori, comunque debbono rientrare nell'IBE, poichè aggravano il computo di emissioni del territorio.
Ovviamente se si deve raggiungere sempre un decremento del 20%, ciò implica che il comune dovrà far uno sforzo maggiore con le sue proprietà dovendosi far carico anche delle emissioni non di sua competenza, ma sul suo territorio geografico.
Ciò significa che accettando il passaggio del Passante di Mestre nel 2007 con il suo carico di 85 mila veicoli (computo del 2008), il comune di Spinea dovrà ridurre il 20% le emissioni di 85 mila veicoli su circa 3-4 km di stradain qualche altro settore/luogo.
Di fatto il PAES dimentica di conteggiare le emissioni del Passante di Mestre, forse perchè questo ridicolizzerebbe il beneficio delle opere compensative ottenute come merce di scambio nella trattativa con il governo sotto regime della Legge Obbiettivo.

Tuttavia, come discusso con il lettore di questo blog che mi aveva interpellato sull'argomento, i problemi non si limitano solo a queste lacune del PAES.
Già nel 2011 i "furbetti del casello" uscivano e rientravano dal casello di Mirano-Spinea al casello di Dolo (e viceversa) per non pagare 2,2 euro di pedaggio per l'ultimo tratto di Passante di Mestre, riducendo la distanza percorsa ed inserendosi nel tratto della A57 detassato.
Un intervento del governo italiano diede il via libera alla modifica delle tariffe riequilibrando la situazione.
Tuttavia i recenti aumenti del pedaggio delle autostrade, hanno ricreato il problema...ma in senso inverso, rendendo più conveniente entrare nel casello di Mirano-Spinea piuttosto che in quello di Dolo per recarsi verso Marghera (ovvio aumento delle emissioni di CO2).

Invece il problema futuro è rappresentato dal nuovo casello di Martellago-Scorzè, realizzato in un'area a nord della storica via di collegamento fra il centro di Martellago e Scorzè.
Il casello oltre che collegarsi con la Castellana ad est del centro di Martellago, si collega con la nuova strada realizzata a sud ed a ovest del centro, utilissima per far circolare le auto fuori dal centro del comune
In questo modo sarà possibile per le auto ed i camion passare dal casello di Martellago-Scorzè (due rotatorie a circa metà del Passante di Mestre), percorrere un tratto ordinario di strada con varie rotatorie (cinque) che aggira il centro (ove non sarebbero potuti passare i camion), fino al sottopasso Spinea-Maerne (due rotatorie), via della Costituzione (tre rotatorie), le due rotatorie della Fossa, casello di Spinea-Mirano (costituito da 2 rotatorie), oppure proseguendo il tratto di strada verso il casello di Dolo (altre 4 rotatorie), ove non si paga pedaggio.
Il percorso è sconveniente, risultando più lungo (forse doppio rispetto al tratto di Passante di Mestre) e con un maggior numero di rotatorie; ma come in passato il percorso gratuito su strada ordinaria è risultato più appetibile per la modica cifra di 2,2 euro, lo stesso potrebbe avvenire in futuro fra il nuovo casello di Martellago-Scorzè e quello di Mirano-Spinea o Dolo, inficiando così sulle emissioni nel tratto di competenza di via della Costituzione per il comune di Spinea.
Questa problematica dovrebbe essere trattata nel PAES, o quanto meno essere inserita nell'IBE, inventario base delle emissioni.

Utilizzando il sito ladistanza.it e conteggiando dalla rotatoria sulla castellana (nell'immagine precedente la rotatoria grigia in mezzo a sinistra):

casello Martellago-Scorzè fino al casello di Mirano-Spinea



casello Martellago-Scorzè (conteggio dalla rotatoria sulla castellana) fino al casello di Dolo


Per il collegamento dal casello di Martellago-Scorzè fino a Mirano-Spinea risulta a rischio anche la strada provinciale 37, che da Scorzè arriva a Mirano passando per Salzano, poi però risulta forse difficile aggirare il centro di Mirano verso il casello di Spinea-Mirano.

lunedì 20 gennaio 2014

Enea e le nuove (+ vecchie) tasse

Enea ha presentato tre progetti per sostenere lo sviluppo sostenibile del paese e per far fronte ai nuovi accordi internazionali in fatti di energie rinnovabili e contenimento delle emissioni.
Questi progetti partono dalla considerazione che i precedenti accordi di Kyoto siano falliti, benchè alcuni indici siano apparentemente positivi, poichè con la delocalizzazione delle attività produttive dai paesi industrializzati ai paesi emergenti si è palesata la dissimmetria fra i paesi produttori inquinanti (il trattato di Kyoto consentiva ai paesi emergenti di inquinare) ed i paesi consumatori dei beni prodotti inquinando.
In altre parole l'industria ha licenziato e dismesso le attività produttive in paesi che applicavano il contenimento delle emissioni, come l'Italia, e si è spostata in paesi emergenti, liberi di inquinare e con stipendi/costi della vita nettamente inferiore, vendendo comunque nei paesi consumatori prodotti altamente inquinanti.
Molti paesi emergenti come la Cina non sono favorevoli alla limitazione delle emisisoni.

In queste condizioni si deve trovare una forma alternativa che permetta di contenere le emissioni agendo sui nuovi meccanismi di commercio.
Per questo motivo l'Enea ha presentato tre possibili soluzioni:
Si palesa il fatto che la tassa debba essere applicata ai prodotti ricadendo sul costo finale degli stessi al momento della vendita, senza dover applicare alcuna modifica al sistema produttivo; questo implica un aumento del costo della vita per cittadini che negli ultimi anni hanno visto una fuga delle industrie e degli stipendi utili per sopravvivere.
Aggiungere tasse non è un sinonimo di produzioni a chilometro zero, specie per il fatto che oramai non è rimasto più nessuno in Italia ad investire in produzioni/aziende locali (nè lo Stato fortemente indebitato, nè le banche avide di bonus per i manager ed indebitate, nè i privati non fuggiti all'estero coinvolti in forme di finanza speculativa in borsa più che di creazione di posti di lavoro).

La tassa sui rifiuti, tares, secondo Enea andrebbe riformata (un'altra volta?! l'hanno appena creata) per considerare nuovi aspetti (copio dal blog nuove-energie-rinnovabili.blogspot.it):
  • attribuire i costi di gestone dei rifiuti ai soggetti che immettono sul mercato prodotti potenzialmente generatori di rifiuti;
  • il contributo ambientale da caricare al prezzo dei prodotti immessi al consumo (venduti al pubblico) dovrebbe essere tale da coprire i costi per il recupero dei prodotti a fine vita, in modo da consentirne il riuso, il riciclo o lo smaltimento (termovalorizzatore o discarica) - idea di riforma ispirata al principio dell' "inquinatore paga", così come evidenziato in molti documenti dell'Unione Europea;
  • incentivi alla partecipazione attiva dei cittadini/comunità locali alla riduzione della produzione di rifiuti indifferenziati da mandare al termovalorizzatore od in discarica.
I primi due punti si possono leggere come una nuova tassa o costi che ricadranno sui clienti che acquistano quei beni, tenendo ben presente la distinzione fra beni utili per la sussistenza e beni di consumo accessori (es: beni alimentari sono beni che verranno sempre acquistati se si vuole sopravvivere, un oggetto utile per la festa di Halloween è accessorio e può essere dismesso).
Il secondo punto tiene conto delle disposizioni che entreranno in vigore dal 14 febbraio in recepimento della Direttiva Europea 2012/19/UE riguardo lo smaltimento dei rifiuti tecnologici.
Il terzo punto prevede un incentivo economico per la partecipazione attiva dei cittadini allo smaltimento dei rifiuti.


Le proposte Enea considerano che in Italia in senso generalizzato la raccolta differenziata è ferma e paiono considerare il riciclaggio dei rifiuti come un costo per province ed amministrazioni locali, anzichè come una riduzione di costi, così come viene palesato dal Comune di Spinea.
Il ricavo derivante dalla vendita delle materie prime riciclate annulla i costi di trasporto e trasformazione, quindi con un 80% di raccolta differenziata, si ha una riduzione al 20% (un quinto) dei costi di gestione dei rifiuti.
Tuttavia c'è un fattore di scompenso in questo modello per le famiglie, le quali acquistano beni ad un prezzo (costo materiali riciclati acquistati per produtte un bene, costo lavoro, produzione e trasporto, costo rivenditore), ma non ricevono alcun compenso per la cessione gratuita del bene al sistema di riciclaggio dei rifiuti.
Nel ciclo di produzione e riciclaggio i clienti sono gli unici che acquistano con denaro e "vendono" a prezzo nullo alla fase successiva del ciclo.

Il terzo progetto Enea presentato al Governo Letta prevede invece interventi di efficientamento degli edifici pubblici, ovvero qualcosa di parallelo a quanto già visto con il PAES per i beni e gli immobili del livello comunale.
Enea sembra ignorare l'esistenza del Patto dei Sindaci ed i PAES.
In effetti anche lo Stato nazionale, regioni e province hanno beni immobili sparsi per vari Comuni d'Italia; quindi pur non rientrando nel Patto dei Sindaci che prevede interventi di efficientamento energetico per gli immobili di proprietà delle amministrazioni locali, possono contribuire alla riduzione delle emissioni cittadine, essendo pur evidente che però nei PAES, come quello del Comune di Spinea, non viene contemplata nessuna mappatura degli immobili/attività di proprietà di province, regioni, Stato o dei possibili benefici di emissioni deducibili nel Comune.
In effetti le regole per valutare il PAES presentano molte falle e lacune che pian piano emergono, e, dato che deve dare contributi entro il 2020 (mancano meno di 6 anni), andrebbe aggiornato in modo più celere.


domenica 19 gennaio 2014

La "caldaietta del cazzo"

Il DL Milleproroghe sposta di un anno l'obbligo di installare impianti nell'edificio che rispettino il 20%, il 35% od il 50% di energia derivante da fonti rinnovabili.
Avevo già parlato di questa questione nell'articolo relativo alla piscina di Spinea progettata dall'architetto Versuro.
Spostare l'obbligo di legge derivante dalla Direttiva europea 2009/28/CE non ha in teoria alcun senso... tuttavia questo blog dedicato alle energie rinnovabili, coglie in pieno la motivazione che ha smosso il Parlamento Italiano a fare una simile proroga.

La tecnica della "caldaietta del cazzo" montata solo per essere smontata un anno dopo, al solo fine di permettere l'accesso alle detrazioni fiscali per l'installazione dei più costosi "impianti rinnovabili", è ampiamente sfruttata da un nutrito gruppo di furbetti del quartierino italia, sintomo di un sistema del malaffare che grava sempre sulle spalle di quegli italiani che invece pagano le tasse.

Sapiente è invece l'azione della politica dal livello locale a quello statale, sempre mirata a facilitare i disonesti con notevole rapidità nel legiferare in loro favore.

Il PAES emanato da un Comune, con la Comunità Europea che si fida dell'operato della politica italiana, non considera questi piccoli aspetti relativi all'emissione di anidride carbonica, che per un anno rimarrà elevata solo che per poter spingere i furbetti ad ottenere il massimo profitto economico.
Quindi si crea quel classico del belpaese ove le previsioni dei piani rimangono sempre disattese (o celate con abile corruzione dei dati di emissioni rilevati da questo o quell'ente pubblico), causa imprevisti che in realtà erano ben noti e prevedibili.

sabato 18 gennaio 2014

Casette dell'acqua, facciamo due conti coi Referendum del 2011

L'assessore all'ambiente Stefania Busatta ha dato avvio all'idea di LegaAmbiente di realizzare "Case (o casette) dell'acqua", ovvero degli erogatori di acqua microfiltrata, anche gasata, aperti alla popolazione.
Il progetto che nel 2011 aveva avuto qualche dubbio nell'iter parlamentare con l'equirazione del sistema di distribuzione a sistemi di " “somministrazione di bevande” - equiparandole, di fatto, ai bar o ad altri esercizi commerciali e dunque sottoponendole alla stessa tipologia di controlli e procedure"


Il beneficio che dovrebbero apportare è quello di erogare acqua a basso costo per evitare che i cittadini del comune comprimo l'acqua imbottigliata in bottiglie di plastica, il cui danno ambientale è doppio: da un lato la creazione di rifiuti di plastica con le botiglie contenitive; dall'altro il trasporto e la distribuzione nei supermercati di tonnellate di acqua in bottiglia.
Si fa notare la differente presenza di minerali disciolti nell'acqua potabile fornita della rete acquedotto e nell'acqua minerale in bottiglia, rende la prima migliore rispetto la seconda.

Le case dell'acqua offrono la stessa acqua potabile dell'acquedotto, già presente in tutte le case degli abitanti di Spinea (diverso il caso di quei comuni non riforniti da acqua o acquedotto o con raziocinamento della distribuzione d'acqua dell'acquedotto per scarse riserve idriche).
Quindi la fascia di cittadini interessata alle case dell'acqua è quella sprovvista di un qualsiasi depuratore per l'acqua potabile proveniente dall'acquedotto... che come già detto per le leggi italiane risulta con limiti più ferrei nella presenza di minerali discolti, oppure la fascia di consumatori di acqua gasata che tutt'oggi si riforniscono di acqua in bottiglia.
L'anidride carbonica nell'acqua potabile presa dall'acquedotto viene aggiunta per mezzo di pasticche acquistabili anche al supermercato.
Quanto meno saranno interessati gli abitanti desiderosi di far la spola casa-distributore con poche preoccupazioni per l'igiene dell'erogatore lasciato libero al pubblico (diversamente dal rubinetto di casa).

Tuttavia per gestire questo servizio si è dato in concessione l'installazione delle due casette dell'acqua piazzate in via Matteotti e viale San Remo, alla società PROACQUA GROUP S.r.l. (soluzioni innovative per l'uso dell'acqua pubblica).
La società trentina vende per l'appunto anche erogatori e depuratori d'acqua per il residenziale.
Nel sito della società, una pagina apposita indica i gestori di rete di acquedotto che hanno deciso di installare i loro erogatori "case dell'acqua".

Quindi non vengono infranti i referendum abrogativi del 2011 riguardo le leggi sulla privatizzazione dell'acqua che erano state emanate dallo Stato... od almeno così dovrebbe essere.
I due quesiti erano:
Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma
Descrizione: Il quesito propone l’abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore.
In altre parole il costo dell'acqua che il cittadino paga, sia remunerativo anche del costo investito dal gestore del servizio idrico


Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione
Descrizione: Il quesito prevede l’abrogazione della norma che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica a soggetti scelti a seguito di gara ad evidenza pubblica, consentendo la gestione in house solo ove ricorrano situazioni del tutto eccezionali, che non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato

La gestione del servizio pubblico, in questo caso "distribuzione dell'acqua" non può essere data in mano a privati, eccetto i casi in cui vi siano situazioni del tutto eccezionali.

Da ciò ne deriva che il costo del litro d'acqua fornito dalle "casette dell'acqua" dovrà essere commisurato al costo dell'acqua dell'acquedotto così come appare in bolletta a Spinea e non essere comprensivo dei costi di distribuzione, microfiltraggio o simili della casetta dell'acqua, del gestore privato di depuratori ProAcqua srl, che è gestore del depuratore e non distributore dell'acqua dell'acquedotto pubblico come bar o esercizio commerciale.

Veritas offre l'acqua dell'acquedotto al prezzo di 1 euro ogni 1000 litri, ovvero un euro per un metro cubo.

Quindi il prezzo di un litro d'acqua nelle casette dell'acqua, nel rispetto dei referendum votati nel 2011 dovrà essere di 1 euro / 1000 litri = 0.001 euro, ovvero un millesimo di euro.

Quando si andrà a prendere un litro d'acqua potabile nella casetta dell'acqua si raccomanda di portarsi gli spiccioli ...quelli che non esistono visto che l'euro arriva solo fino ad 1 centesimo mentre il prezzo di un litro in accordo al referendum popolare del 2011 è pari ad 1 millesimo di euro!

Questo sempre che vi sia gente interessata in una città già ben rifornita con l'acquedotto in ogni casa.

venerdì 17 gennaio 2014

Città metropoltana vs Referendum per la separazione di Mestre da Venezia

Riguardo all'interesse che i cittadini hanno verso la città metropolitana, un esempio interessante può essere rappresentato dalla lettera inviata al Gazzettino il 13 novembre 2013, ove si commenta il quinto referendum per la separazione tra Venezia e Mestre (Chirignago, Marghera, ecc...).
Nella lettera un abitante di Marghera, quartiere di Mestre, esprime la sua volontà di vedere il popoloso quartiere di Mestre a sè stante, con un sindaco che non ignori i problemi degli abitanti del luogo come avviene invece con le redini in mano a Venezia.
Un esempio di quale possa essere il beneficio per i cittadini considerabili come periferici sotto l'unione dei Comuni in un'unica città metropolitana che bada agli interessi del centro e non a quelli degli emarginati.

 IL GAZZETTINO 13 NOVEMBRE 2013 PAG. XXIX IL REFERENDUM TRA VENEZIA E MESTRE (LETTERA) Si profila il quinto referendum per la separazione tra Venezia e la Terraferma e sia nel caso vinca il sì oppure il no per Marghera rimarrebbe sempre il ruolo di quartiere e basta! Addirittura mi sono sentito dire che in caso di separazione ci sarebbero dei risparmi! A mio avviso i costi della politica non sono un problema se questi servono ad amministrare meglio il proprio territorio! Per questo a Marghera è arrivato il momento di avere un sindaco nostro che esprima la volontà popolare sul centro abitato e sulla zona industriale che portano tale nome (Marghera appunto e non Mestre o Venezia). Cosa che nessun veneziano e tantomeno mestrino deve aver il diritto di rivendicare, visto che non sono Margherini e abitano in zone con nomi diversi dal nostro! Impossibile che chi passa per Marghera non abbia mai notato i cartelli stradali di inizio e fine confine… Con la probabile approvazione della legge sulle Città Metropolitane vi è un articolo che dà la possibilità, che il Comune capoluogo si possa frazionare, per poter meglio rispondere alle esigenze dei cittadini e per un Comune come il nostro, formato da tanti territori (Venezia, Isole, Mestre, Zelarino, Chirignago, Favaro Veneto e Marghera) tutto ciò cadrebbe a fagiolo! Se si pensa che abbiamo 28mila abitanti e Spinea ad esempio ne ha la metà di noi, essendo già un Comune, la cosa sta benissimo in piedi! Inoltre neanche stare assieme a Mestre ci porterebbe ad alcun beneficio, anzi, visto che Porto Marghera è già riconosciuta dalla Stato Italiano come Sin (Sito interesse nazionale) per cui tutti i discorsi sulle bonifiche già intrapresi proseguiranno comunque, per poter creare nuovi posti di lavoro e far divenire Marghera il comune più ricco dell‘intera Città Metropolitana di Venezia. Invito pertanto le altre realtà di questo Comune a formare dei comitati per poter avviare l’iter per la loro autonomia, cosa che lo Stato in caso di approvazione della suddetta legge, da la possibilità! Giovanni Vianello
Oltre questo la città metropolitana, unione dei comuni e il consiglio dei sindaci o tutte le altre regole che nel frattempo hanno pensato, sembrano più atti creati per far fronte alla minaccia del fallimento dei comuni capoluogo italiani (vedi decreto Salva-Roma), oberati di buchi di bilancio aumentati dalla recente finanza creativa (finanziaria Tremonti del 2001) che ha permesso loro di comprare con denaro contante delle tasse subprime poi divenuti carta straccia.

Venezia e Mestre separate, due comitati ci riprovano con il quinto referendum
Venezia e Mestre futuro separato...
Mestre - wikipedia

giovedì 16 gennaio 2014

Pellet 1 - PAES 0

Come per magia ogni inverno si rinnova il miracolo delle polveri sottili alle stelle ...figurativamente dei focchi neri che salgono verso il cielo.
Gli aumenti del PM10 a Spinea in inverno avvengono per la coincidenza fra la bassa piovosità dovuta al clima e l'arrivo delle giornate di gelo (temperatura sotto zero tutto il giorno) o più in generale con i primi giorni freddi, con la gente che accende gli impianti di riscaldamento.
Tuttavia caldaie a condensazione o tradizionali, pompe di calore o simili non producono emissioni di PM10, al contrario di camini, caldaie a biomasse e stufe a pellet.

Dal 2006 ad oggi c'è stato un vero boom delle stufette a pellet, per il loro basso costo e per un prezzo del pellet apparentemente conveniente anni fa (oggi è già aumentato del 20% in meno di 1 anno passando da 4.15 al sacco a 5 euro), tanto che in molti quartieri di Spinea camminando la sera si percepisce l'odore del legno bruciato.
Quindi abbiamo assistito ad un ritorno all'economia povera del dopo-guerra o peggio all'economia fallita  greca, sopraffatta da debiti, subrime e finanza creativa.

Le biomasse vengono considerate rinnovabili perchè il ciclo della CO2, anidride carbonica, è nullo.
In altre parole le piante crescono assorbendo anidride carbonica dall'atmosfera ed intrappolandola nel legno tramite l'energia del sole e la fotosintesi clorofilliana.
Il legno bruciando con il processo di combustione libera l'energia del sole come calore e l'anidride carbonica precedentemente intrappolata.
Si ha quindi che se il produttore di biomassa taglia e ripianta alberi, apparentemente l'anidride carbonica intrappolata e liberata è sempre uguale.... solo che viene liberata in città ed intrappolata nel bosco, non necessariamente nello stesso comune, non necessariamente con un PAES congiunto.

Il PAES, dato che il ciclo della CO2 è apparentemente nullo non considera quanta anidride carbonica viene liberata dalle stufe a pellet/cippato o dai camini, così come non si preoccupa di accertare che vi siano produttori di ciocchi di legno, pellet o cippato che riforestano oltre che tagliare biomassa.
Rimane quindi il dubbio che tutto ciò sia rinnovabile o meglio rinnovato, mentre in città l'aria peggiora ogni inverno.

Altro errore a volte compiuto nella redazione del PAES è tracciare il miglioramento degli involucri edilizi degli edifici della città valutando la riduzione dei consumi nelle vollette di elettricità e gas.
Anche assumendo per corretta l'ipotesi che la temperatura interna degli edifici permanga fra i diversi anni, in questo modo si trascura lo spostamento dei sistemi di riscaldamento a legna rispetto al consumo di gas metano.

Il beneficio dato dalle stufette a pellet è dovuto al riscaldamento diretto dell'aria, percepito in modo migliore rispetto sistemi di riscaldamento con termovettore acqua-radiatore (calore percepito più velocemente, sensazione di calore irradiato migliore del calore per convezione dei radiatori).
Oltre a questo si può far notare come l'efficienza delle stufe a pellet risulti minore rispetto quella di altri sistemi (pompe di calore, caldaie a condensazione, ecc...) o rispetto alle caldaie a biomassa.

Tuttavia questo discorso diviene complicato, specie se si considerano le detrazioni fiscali correlate.

Tuttavia a conti fatti con il potere calorifico e l'efficienza dei mezzi di riscaldamento il pellet (a differenza di tronchetti e del cippato) risulta economicamente più costoso del riscaldamento a metano, il quale non necessita nemmeno che l'utente pulisca la stufetta ogni giorno dalla fuliggine per mantenerne alta l'efficienza.

Quindi nella valutazione della riduzione delle emissioni che il Comune di Spinea si è impegnato di ottenere per il 2020 (impegno tratto dalla giunta Checchin che sarà lasciato al prossimo sindaco) rimane la travisazione della quantità di anidride carbonica che viene emessa dai sistemi a biomassa acquistati dai cittadini od installati su edifici pubblici (es: la nuova piscina di Spinea), nonchè il boom di polveri sottili nel periodo invernale non dovuto al traffico di automobili, mentre il comune emana questi provvedimenti


l’Ordinanza Sindacale 38/2013, che prevede specifiche misure e divieti per contrastare l’inquinamento atmosferico.
Vediamo insieme:
Divieto di innalzamento della temperatura oltre i 20 gradi negli edifici adibiti a residenza, ufficio, attività commerciali, ricreative, di culto, sportive ed assimilabili e divieto di innalzamento della temperatura oltre i 18 gradi per gli edifici adibiti ad attività artigianali, industriali ed assimilabili;
• Divieto di accensione di fuochi all’aperto;
Divieto di climatizzazione di spazi complementari all’abitazione quali cantine, box, garages, ripostigli, scale primarie e secondarie che collegano spazi di abitazione con box, cantine e garages;
• Riduzione da 14 ore a 12 ore, in orario compreso tra le ore 5.00 e le ore 23.00 di ciascun giorno, di esercizio massimo giornaliero degli impianti di riscaldamento alimentati a gas, gasolio, olio combustibile, combustibili solidi, con esclusione degli edifici adibiti a case di cura, ricoveri, scuole materne ed asili;
Divieto di combustione di biomasse legnose non conformi alla norma UNI CEN/TS 14588, di legno impregnato, verniciato o trattato; nonché di rifiuti, carta plastificata, sostanze artificiali di qualsiasi tipo, confezioni o contenitori (tetrapack) e comunque ogni altro materiale che possa rilasciare esalazioni nocive e polveri durante la combustione. Tali misure saranno in vigore fino al 15 aprile 2014.

mercoledì 15 gennaio 2014

Via Donizetti sotto controllo, il divieto di via Alfieri no, via Rossignago e via Bennati

Anni fa si era accennato al fatto che da via Donizzetti e via Mascagni spesso uscivano auto contro il senso unico di via Matteotti per giungere alle laterali Sarpi, Verga, Bruno e di conseguenza accedere al doppio senso di via Alfieri, senza dover percorrere il lungo giro dei sensi unici intorno al quartiere Dante (via Matteotti, via D'Annunzio, via Bennati), imposto dall'amministrazione Tessari.
Via Mascagni sbuca nel senso unico di via Matteotti a pochi metri da via Bruno, via Donizzetti a circa 5 metri da via Sarpi.
Lo stesso problema sussisteva per i parcheggi laterali e per il parcheggio di piazza Marconi.


Il caso era stato citato per indicare l'assurdità del senso unico imposto in via Matteotti.

Dopo quasi cinque anni di amministrazione Checchin, analogamente ferrea nel difendere il senso unico di via Matteotti, dato che si inserisce in un più vasto contesto di interessi bipartisan (PD+PDL+UDC e relative liste civiche) sul centro di Spinea (piazza lunga un chilometro, masterplan), si è deciso di premiare l'assurdità del senso unico di via Matteotti piazzando una telecamera di sorveglianza all'incrocio con via Sarpi, puntato direttamente notte e giorno sull'incrocio di via Donizzetti.
Una specie di condanna ad essere registrati dalla polizia ogni qualvolta si esce di casa.... tutto in ode al senso unico di via Matteotti che per il comune deve rimanere anche se oramai ha superato i limiti della farsa.

Nel frattempo il divieto di transito da via D'Annunzio verso la parte sud di via Alfieri, scarsamente rispettato da una serie d'auto costrette al sistema di sensi unici creato attorno al quartiere Dante è stato nuovamente modificato secondo l'ordinanza 01/VM/12 (come da numeri appiccicati sullo stesso cartello e quasi staccati), non gode di nessun controllo elettronico fisso, magari posto più all'interno nascosto alla visuale di chi percorre via D'Annunzio.
Quindi a fronte dell'invasione di autovelox (o velo-ok) e di telecamere che hanno invaso Spinea, via Alfieri viene lasciata a se stessa con auto che non rispettano mai il limite di 30 km/h.
Il confronto può essere fatto per esempio con via Rossignago che ora conta 2 velo-ok, 1 box autovelox, circa 4-5 dossi, due ampi marciapiedi, di cui uno con aiola spartitraffico... probabilmente l'unica strada di tutto il Veneto ad avere tre autvelox sul suo tracciato.
Tuttavia l'aspetto più curioso è che questa abnormità di prevenzione per via Rossignago avviene parallelamente alla realizzazione della tangenziale nord, strada che in tutta probabilità sgraverà via Rossignago del traffico passante diretto a Mestre.
Quindi l'eccesso di misure di prevenzione contrasta con i benefici che a breve subirà la strada.


Infine in via Bennati è stato posto un velo-ok, dopo l'incrocio di via Tommaseo, il quale come spesso accennato raccoglie buona parte degli automobilisti che si dirigono così verso piazza Dante e via Alfieri evitando di finire in via dell'Unità e via Roma.
Non è tuttavia chiaro se le finestrelle di rilevamento puntino anche sull'incrocio via Bennati - via Tommaseo, dato che il congegno presenta tre fori (due diagonali circolari puntati nelle aree antistanti e retrostanti ed una puntata fronte al velo-ok).
Certo è che nel PAES e nei progetti dello IUAV si faceva notare quanto inquinamento venga prodotto dalle auto costringendole a continue frenate ed accelerate.


Quindi si crea un paradosso fra le necessità di limitazione della velocità (per cui certe vie sembrano contare più di altre) e le necessità di riduzione delle emissioni inquinanti dovute a frenate ed accelerate che rischiano di aumentare a causa degli errori compiuti nella pianificazione urbana del traffico: serie di sensi unici che inviano il traffico nelle aree residenziali e nelle zone 30 con aumento dei tragitti che i veicoli debbono fare o con peggioramento delle condizioni di fluidità del traffico di via Roma e con aumento delle effrazioni di velocità in ambito residenziale, la cui conseguenza è la creazione di dossi o la posizione di autovelox.


Aggiornamento 04-02-2014
Le telecamere ora riprendono i cassonetti posti vicino ai negozi a circa 5 metri dall'incrocio di via Donizzetti.

martedì 14 gennaio 2014

Evasione 2.0, ecco come funziona

Di recente il comune di Spinea ha aderito al progetto di Confcommerco per mettere online una vetrina virtuale ove proporsi al pubblico di internet.
Il progetto, promosso anche in città attigue a Spinea (es: Mirano 80 attività online solo nel primo anno di adesione al progetto), prevede l'inserimento degli esercizi commerciali che aderiscono in un apposito sito web: www.vivispinea.it.
Sul sito web si possono vedere i vani negozi, ognuno con la sua pagina privata ove pubblicizzare prodoti, le news del comune, gli eventi... tutto "taggato" con parole chiave per una ricerca più veloce.
Manca il contatore degli accessi, per cui non si sa quante persone visitino effettivamente questa vetrina virtuale.
Il sito è gestito dalla società Alchimatica srl di Cittadella, una società registrata nel registro delle imprese italiane.

Questa introduzione guidata degli esercizi commerciali nel web avviene in modo del tutto legale, essendo portata avanti come SRL italiana.
Tuttavia ciò non toglie che chiunque possa realizzarsi un proprio sito internet o E-Store a se stante usufruendo dei nuovi metodi per evadere le tasse che internet fornisce.

Uno dei sistemi più utilizzati per vendere dall'Italia evadendo le tasse italiane è quello di registrare con un prestanome una società VAT o LTD (sigle come P.IVA ma riferite ad analoghi di Malta per la VAT e di Londra per la LTD).
Fatto questo il sito web può vendere risultando come gestito da una società informatica estera, secondo la retribuzione di paradisi fiscali quali sono Londra e Malta.
I big del web (Apple, Google, Facebook, Amazon, ...) utilizzano la medesima tecnica... si pensi solo al fatto che Google Italia fattura servizi a Google Irlanda, per le ovvie convenienze fiscali invece che pagare le tasse all'Italia.
Il risultato è maggiormente evidente quando il sito internet è in italiano per italiani, piuttosto che in inglese per stranieri qualsiasi, gestito da italiani dall'Italia.
La Web Tax, tassa creata da vari paesi europei per arginare questo fenomeno è stata subito cassata dai partiti di centro italiani (Renzi dice a Letta "no alla web tax", Capezzone "web tax esempio di autolesionismo").
Il secondo modo inventato per evadere le tasse sfrutta Google Adwords e le SRL.
Le SRL o SRLS sono società incentivate per incentivare l'apertura di nuove aziende con un basso valore di tasse fino al 30% di guadagno sul fatturato.
Ciò significa che se si vuole guadagnare di più, basta solo abbassare i guadagni a valori simili ai costi.
Una delle tecniche utilizzate da anni è la tecnica dell'affitto di una SRL ad una SLE.
La SLE in mano ad un parente della SRL, affitta un immobile alla SRL, imponendo un costo tale da abbassare i guadagni sotto i limiti in cui si ricadrebbe in una tassazione maggiore.
Il guadagno della SLE rimane in mano sempre ai proprietari della SRL, ma sotto altro nome ed altro regime di imposizione fiscale.
Nel web questo trucchetto è sfruttabile con una società che faccia da intermediaria nella vendita di prodotti della SRL, mentre quest'ultima si pubblicizza online con Adwords (non essendoci poi l'obbligo di indicare la PIVA, le fatturazioni possono essere non reali).

La pubblicità permette di avere clienti via web che compreranno i prodotti sviluppati dalla SRL attraverso la società intermediaria.
Inoltre dietro il pagamento di una quota di circa 500 euro, sarà possibile ascrivere i costi pubblicitari sostenuti dalla SRL in Adwords come spese pubblicitarie detraibili nel bilancio della SRL, pagando così meno tasse all'Italia.

Chi dice che il futuro del commercio sia in rete, sà quel che dice, chi lo ascolta non ha capito niente od è colluso.

lunedì 13 gennaio 2014

Tangenziale Nord e Paes, qualcosa da nascondere?

Il progetto PAES prevede la Tangenziale Nord come linea d'azione M.007 capace di ridurre di ben 384.2 tonnellate le emissioni di CO2 rispetto la viabilità prevista.
La Tangenziale Nord è quell'opera viaria che sin dal 2007/2008 viene citata come sacro graal urbanistico, capace di togliere tutto il traffico dal centro di Spinea, permettendo così di chiudere via Roma.
Il primo a citare questo proposito fu il sindaco Claudio Tessari (progetto Masterplan), seguito ben presto dal rivale coi medesimi intenti Checchin (Piazza lunga un chilometro); tutto iniziò ben prima che l'Unione Europea prevedesse il Patto dei Sindaci ed il comune adottasse l'attuale PAES, così come redatto dai tecnici.
Un altro punto va considerato in questo breve riassunto: il 13 settembre 2008 il Comune di Spinea innaugurò via 11 settembre.
Via 11 settembre è la tangenziale nord... ma non è nemmeno la tangenziale nord.

Per tangenziale nord nel PAES si considera un percorso di 2 km, troppo breve per essere il reale tracciato della tangenziale nord, ivi inclusa quella che oggi si chiama via 11 settembre che nel PAES viene epitetata come "recente realizzazione situata a nord della stazione SFMR".


L'arcano giocoso delle parole merita di essere immortalato in un'immagine a peritura memoria.

D'altra parte basta aprire Google Map per accorgersi come sia irrealistico considerare la tangenziale nord lunga solo 2.5 km quando la sola via 11 settembre probabilmente consta di 2-2.5 km, il tratto dalla rotatoria di via Asseggiano fino via della Costituzione altri 2-2.5 km.
A questi 4-5 km vanno poi aggiunti i km che si devono percorrere per spostarsi dagli assi di Mirano (camionabile a sud e via Miranese) per recarsi all'imbocco della tangenziale nord, pari ancora a circa 2 km.


Le stesse cartine del PAES mostrano ad occhi quanto il percorso alternativo sia innaturale e spropositato per tutti gli abitanti dei comuni limitrofi per ovviare al centro di Spinea,  anche se si eccettua l'uso sapiente del medesimo colore verde che fa sembrare via Roma e via Costituzione la medesima strada.
Tuttavia con questi presupposti sbagliati portata avanti dalla politica da anni e sostenuti ancora dai tecnici si "pontificano" cubature in Piazza Marconi-Fermi con i progetti Masterplan o Piazza lunga un chilometro coadiuvati dalla chiusura e pedonalizzazione di un tratto di via Roma.

Anche nella parte ove si citano gli studi dello IUAV, anch'essi volti a dimostrare i benefici effetti della Tangenziale Nord, si sostiene la riduzione delle emissioni di CO2 (e numerosi altri inquinanti dovuti alle frenate-accelerate delle auto che divengono sempre più numerose in via Roma quanto più l'amministrazione è intervenuta con la creazione di sensi unici)


laddove nello stesso PAES, nel capitolo dedicato alla viabilità si sosteneva:


La professoressa Vittadini dello IUAV aveva riportato medesime parole per descrivere i progetti alla presentazione in sala comunale.


I contributi ed i comportamenti collettivi in termini di mobilità urbana sono ben descritti dallo studio sulle piste ciclabili, non considerato dallo IUAV.

E' bene notare che di tutti i progetti considerati e citati in occasioni pubbliche, l'elaborato del dottor Pasetto sulla viabilità di Spinea non viene mai considerato.

Rimane quindi il forte intento di prevedere metrature per il centro di Spinea in funzione dell'ipotesi che il traffico dei comuni limitrofi si sposti su un asse che non è conveniente come politici e tecnici del comune asseriscono, senza riduzione di emissioni di anidride carbonica che comunque ricadono in territori più vasti non avendo solo un impatto locale (basti vedere le previsioni dell'ARPAV che non fanno mai riferimento a valori locali e puntuali se non nel solo rilevamento).



Lo studio riportando
Attualmente  infatti  il  tratto  cittadino  di  via  Roma, spezzettato da un maggior numero di vie/auto che si immettono nella strada  principale, comporta un maggior numero di accelerazioni edecelerazioni per i mezzi che percorrono questa strada.

Non dice che buona parte di queste frammentazioni sono dovute agli inteventi urbanistici apportati negli ultimi hanno, che con sensi unici hanno spinto la popolazione ad usufruire maggiormente di via Roma, come più volte spiegato in questo blog e visibile se solo si analizzasse l'evoluzione storica degli interventi, aspetto che di fatto farebbe pensare che l'amministrazione ha agito involontariamente aumentando l'inquinamento fatto subire ai suoi abitanti.

Quindi al fine di far risultare positiva la riduzione di emissioni di CO2, degli 800 veicoli ora rilevati dagli studenti dello IUAV su via Roma e spostamento di 400 veicoli veicoli ora sulla tangenziale nord (percorso che dalla Fossa porta a Martellago e poi a scendere verso l'ex-cavalcavia) si è considerato il solo traffico proveniente da Martellago, stimato a caso nel 25% del traffico di via Roma.
In questo modo il tratto di percorrenza lungo la tangenziale nord da 5.400km a 3.500 a fronte dei 3.2 km considerati dallo IUAV per via Roma.
I chilometri fra la Fossa e l'imbocco della tangenziale nord vengono omessi perchè si considera il solo traffico ipotizzato da Martelllago.
Quindi si considera quel traffico che oggi percorre via Rossignago e via Asseggiano, saltando il chilometro di via Roma in centro fra la rotatoria dei Bersaglieri (incrocio via Roma, via Capitanio e via Rossignago) e la rotatoria dell'ex-cavalcavia (praticamente parte dell'area della piazza lunga un chilometro).
In questo modo si riduce la strada di progetto favorendo i risultati positivi.
Ma si sbaglia perchè si ipotizza il numero dei veicoli e non si verifica che questi veicoli già oggi saltano il centro, commisurato non nella totale percorrenza di via Roma dalla Fossa, come termine di paragone per le emissioni, ma nel solo tratto finale della stessa.
Al fine di calcolare la riduzione annuale di CO2 generata dalla deviazione del traffico  veicolare  di  attraversamento  diretto  verso  Martellago  con  la tangenziale  nord,  è  stata  introdotta  una  variazione  del numero  di  mezzi coinvolti e dei tracciati proposti dall’università.
Rispetto ai mezzi considerati nei calcoli dell’università nel presente computo si è stabilito cautelativamente che la tangenziale nord possa sottrarre da via Roma solo il 25% dei mezzi (200 mezzi) anziché il 50%.
Tale  variazione  prevede  di  ridurre  la  tratta  di  progetto considerata  nelle  elaborazioni  dello  IUAV  da  5.400  km  a  3.500  km,  che  corrisponde  al  65% della  lunghezza  inizialmente  considerata.
I  km   di  Via  Della  Costituzione sottratti dal tracciato di progetto andrebbero aggiunti alle percorrenze attuali ma  non  avendo  rilevazioni  di  tale  tratto  si  è  deciso  di  omettere  tale informazione.
Il dato finale risulta comunque cautelativo in quanto la riduzione di  CO2  ottenibile  con  l’attuazione  dell’azione  proposta  risulterebbe certamente maggiore.

Nell’ipotesi  che  la  tangenziale  permetta  di  togliere  da  Via  Roma  il  25  %  dei mezzi  (pari  a  200  veicoli/ora  in  orario  di  punta)  e  che  la  percorrenza  di progetto sia 65% della percorrenza su cui l’università ha stimato le emissioni di CO2 si ha che:
Tangenziale Nord:
(0.65% * 3.966 kg/giorno) /2 = 1.289 kg/gg
CO2 prodotta da 200 veicoli/h su Via Roma:
9.366 kg/giorno /4 = 2.341,5 kg/gg
Riduzione emissioni annuali CO2
(2.341,5 kg/gg -1.289 kg/gg) * 365 gg = 384.162,5 kg/anno

Dato completamente sbagliato.
Per correggere il dato in primo luogo andrebbe stimato il numero di veicoli diretti a Mestre e viceversa che evitano di utilizzare via Asseggiano e via Rossignago, percorrendo invece il tratto di via Roma fino alla rotatoria dei Bersaglieri per poi seguire via Rossignago e giungere alla tangenziale nord.
Questo  traffico non è pari al 25% del valore di via Roma, dato che già oggi è su un ramo alternativo.
Le sole auto che percorrono via Rossignago lo fanno per giungere al centro di Spinea.
In secondo luogo è palese a tutti che la tangenziale nord (e l'omessa via 11 settembre) sono un sicuro sgravio per via Rossignago e via Asseggiano, ma l'effetto per via Roma è valutabile in scarso, se non pessimo se si considera che il traffico diretto al centro di Spinea dalla tangenziale nord è costretto ad aggirare il paese per poi rientrare in ambito urbano, contrariamente via Rossignago porta ad un incrocio/rotatoria che smista verso tutti i quartieri di Spinea grazie a via Roma, via Buonarroti, via Capitanio e vicini innesti.
L'idea di percorrenza esterna è un danno alla circolazione locale urbana con abnorme aumento della percorrenza che in tale modo deve sempre avvenire all'esterno.

Inoltre il dato di via Roma andrebbe corretto per considerare che si sgrava il tratto solo per un chilometro (piazza lunga un chilometro) sui 3.2 misurati dagli studenti dello IUAV.
Se facessimo le proporzioni (1/3.2 = 31.25%) scopriremmo che le emissioni sono pari a 2.341,5 kg/gg* 31% = 731.72 kg/gg da cui si attesta un aumento delle emissioni di 1616kg/gg * 365 = 590 tonnellate anno.
Ma questa misura come già detto è priva di significato se il traffico percorre via Rossignago e via Asseggiano invece di via Roma, così come avviene già oggi.


Aggiornamento 30-11-2014
Distanze stimate con OpenStreetMap
  • tangenziale nord (e/o via 11 settembre): lunghezza tratto blu: 191.46 unità, pari a 3.77 km (invece di 3.5 km stimati dai tecnici del comune);
  • lunghezza tratto rosso (congiungente Fossa-viabilità alternativa): 95.56 unità, pari a 1.88 km (invece di 0 km utilizzati come confronto dai tecnici del comune... hanno trascurato questo tratto);
  • lunghezza tratto verde (via Roma da chiudere secondo il Comune di Spinea): 137.52 unità, pari a 2.70 km (invece da 3.2 km utilizzati come confronto dai tecnici del comune);
in totale 5.65 km per il percorso alternativo della tangenziale nord rispetto via Roma.

Piste ciclabili e PAES, qualche cifra

Fra le linee d'azione del PAES, il punto M.006 prevede il potenziamento delle piste ciclabili a Spinea, creandone di nuove, congiungendo tratti di quelle esistenti.
La riduzione di tonnellate di CO2 prodotte prevista è pari a 78.4 tonnellate sulle 6950 tonnellate totali con tutti gli interventi previsti nel piano.

Già in passato s'era fatto notare in questo blog come la popolazione del miranese fosse poco interessata ad utilizzare le biciclette, con il fallimento della manifestazione organizzata dai Lions Club.
Nel frattempo le numerose clitiche sollevate per la realizzazione della pista ciclabile in via Roma spinsero vari soggetti ad un botta e risposta su newsletter del comune e lettere ai giornali, culminato nel sondaggio condotto dalla FIAB Spinea, che dimostrava come ai bambini piace andare in bici, a parte forse quando piove, fa freddo, fa caldo o c'è nebbia.
Di certo la FIAB potrà emulare il sondaggio con gli anziani, ma il problema sono quei 35-40 anni che stanno nel mezzo, in cui l'uomo adolescente ed adulto cambia mezzo di locomozione.
Il lavoro richiede infatti puntualità, possibilità di spostarsi in tempi rapidi verso mete non previste, possibilità di potar carichi, e non alterazione delle condizioni igieniche dell'individuo (correndo in bicicletta si suda piuttosto che utilizzare un mezzo di locomozione).
Quest sono solo alcuni degli ulteriori impedimenti che in tutta probabilità spingonoi residenti a non utilizzare la bicicletta come mezzo di locomozione.

Tuttavia la scheda d'azione del PAES riporta uno studio di stima del numero di abitanti che utilizzano la bicicletta come mezzo di locomozione: su circa 28 mila abitanti 687 ciclisti giornalieri



La stima delle emissioni viene quindi fatta sul numero di km di pista ciclabile per abitante, l'ipotesi di potenziamento che prevede quasi un raddoppio e le stime di crescita della popolazione (posta a circa 24 mila abitanti nel 2005).
Per il calcolo delle emissioni di CO2 prendendo spunto da vari studi derivati anche da altre città, si ipotizza un percorso di soli 2 x 2 km giornalieri (andata e ritorno), che in parte sovrastima gli anziani/bambini che in bicicletta si recano a prendere il pane od a scuola ed in parte sottostima i pur pochi ciclisti che escono dalla città (in uscita casa-lavoro).

Quindi passando dai 9 km di piste ciclabili previsti nel 2005 ai circa 15 previsti per il 2020 ad un costo stimato di 1000 euro al metro lineare (15-9 = 6km, circa 6 milioni di euro di previsione ) di pista ciclabile, secondo il calcolo adottato nel 2020 dovrebbero all'incirca raddoppiare i ciclisti per un totale di 1374 persone.

Un rapido conto mostra che ogni ciclista costerà 8733 euro in potenziamento di piste ciclabili, quanto un impianto fotovoltaico da 3 Kwp, capace di produrre una riduzione delle emissioni di circa 48 tonnellate di CO2 in 30 anni (533 kg ogni anno per 1 KWh elettrico prodotto da 1 KWp).
Dato che dal 2014 al 2020 mancano 6 anni, 533 Kg per 3 Kwp per 687 ciclisti (il solo incremento previsto con le nuove piste ciclabili dal 2005) per sei anni comportano una riduzione di 6594 tonnellate di CO2 rispetto le 78 tonnellate ottenibili con la medesima spesa in piste ciclabili.
La stima di riduzione delle emissioni potrebbe poi essere raddoppiata se il Comune nel regalare impianti fotovoltaici alla popolazione detraesse il 55%, di fatto a parità di spesa raddoppiando in questo modo il numero di impianti realizzabili/cedibili gratuitamente: circa 1526 impianti in 6 anni, su quasi 8000 case di Spinea, con una riduzione di 14640 tonnellate di emissioni fino al 2020).

A parità di spesa ecologicamente conviene di più regalare impianti fotovoltaici da 3 Kwp alla lotteria di natale, premiando i primi 114.5 classificati.

Questo risultato sconfortante in realtà non considera la riduzione degli incidenti comportata dalla creazione delle piste ciclabili, laddove ben costruite (quindi non come in via Matteotti ove si costringe il flusso di auto a uscire dalle vie laterali Sarpi, Verga, Bruno tagliando la strada proprio alla pista ciclabile per la creazione del senso unico).

Progetto Pedibus e PAES, qualche cifra

Il progetto Pedibus è un programma organizzato da alcuni anni con dei cittadini volontari che si fanno carico ogni mattina di controllare che bambini delle scuole di Spinea (elementari e medie) vadano a scuola a piedi piuttosto che essere accompagnati in auto dai genitori.
In questo modo i genitori possono andare a lavoro diretti senza compiere più viaggi dentro la città per andare prima nella scuola del figlio e poi verso lavoro.
Ricordo che una delle forme di traffico di attraversamento che coinvolse il quartiere Dante quando crearono i sensi unici di via Matteotti, D'Annunzio, Bennati fu proprio il passaggio delle auto dei genitori che ogni mattina dovettero cambiar tragitto per portare i figli a scuola nel quartiere Fermi, chiuso fra via Roma intasata ed il senso unico di via Matteotti.

Per partecipare al progetto Pedibus ci si deve iscrivere.

Il 9 gennaio 2014 La Nuova Venezia in un articolo descriveva l'apertura di nuovi percorsi a Fornase per il progetto Pedibus ed il raggiungimento della quota di 250 iscritti.

La popolazione per classi d'età di Spinea al variare degli anni è descritta in questo sito internet.


Fra gli zero ed i cinque anni, i bambini vanno all'asilo e probabilmente sono troppo piccoli per andare a scuola a piedi; quindi 1544 bambini vengono accompagnati a scuola.
Elementari e medie, scuole tutte presenti a Spinea, coinvolgono bambini con età compresa fra i 6 ed i 14 anni, per un totale di 2160 bambini.
Gli istituti superiori ed universitari non sono presenti sul territorio di Spinea, quindi le altre età possono essere scartate.
Quindi il progetto Pedibus avendo in mano la statistica completa sembra aver coinvolto solo l'11.6% dei possibili interessati.
In realtà nulla vieta che vi siano anche dei ragazzi che vanno a scuola a piedi od in bicicletta senza aderire al progetto Pedibus.

Il PAES stima che il progetto Pedibus (sigla M.008) elimini 14.9 tonnellate di CO2 (circa 59.6 Kg di CO2 evitati a bambino fino al 2020) su un totale di 6950 tonnellate evitabili con una serie più vasta di interventi.
La stima viene fatta considerando i percorsi medi previsti dal pedibus e comparando approssimativamente la distanza percorsa dai bambini sugli stessi alla distanza evitata in auto dai genitori.
In questo modo la distanza percorsa dall'auto non considera l'aumento delle distanze di percorrenza dovute ad una serie di sensi unici realizzati negli ultimi anni.

Mi sembra quindi che si creino dei curiosi contrasti fra un progetto fortemente voluto dall'amministrazione comunale, tanto che il sindaco presenzia l'inaugurazione dei nuovi percorsi, e la probabile sottostima di emissioni di CO2 evitate, che darebbe credito a chi crede che i sensi unici altro non facciano che allungare i percorsi facendo inquinare di più le auto, fra chi loda il progetto perchè permette ai genitori di dirigersi direttamente a lavoro senza intasare la circolazione locale con mete multiple e la maggioranza delle persone che al progetto non ha mai aderito.

News dal sito del Comune

Google News su Spinea - Pellegrini

Incipit

NOTA BENE

MAPPA SPINEA

PREZZI BENZINA MIRANESE

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ELENCO DISEGNI RIGUARDO LA VIABILITA'

Vengono elencati una serie di disegni per descrivere alcuni aspetti della viabilità nel comune di Spinea, già più volte indicati in questo blog.


Generali
Precedenti alle modifiche urbanistiche

Successivi alle modifiche urbanistiche


Casello del Passante a Crea


Stazione della metropolitana di superficie

Disegni descrittivi
Accesso diretto fra aree residenziali
Ville
Servizi ed area industriale
Tangenziale nord
Rotonde in via Roma
PUT2004: Statistiche degli incidenti

Quartiere Dante in particolare

Prima di aver reso via Matteotti a senso unico

Dopo aver reso via Matteotti a senso unico



Previsioni di Aumento del traffico dovute al Passante



Masterplan
La strada dei bivi


2 pesi e due misure (idee venute creando i disegni sopra elencati)
Quartiere Dante in particolare, ipotesi alternativa di viabilità futura con riapertura di un tratto a doppio senso e spostamento del traffico oltre la pedonalizzazione fortemente voluta dall'attuale amministrazione fra villa del Majno, piazza Marconi e la chiesa San Vito e Modesto.

Visione generale, ipotesi alternativa di viabilità futura con chiusura di un tratto di via Roma a cavallo di villa del Majno-Piazza Marconi ed a cavallo della nuova piazza fronte la chiesa Santa Bertilla (due pesi e due misure visto che nei progetti urbanistici piazza Santa Bertilla non si prevede di chiuderla interrompendo via Roma).

Annuncio del passaggio a senso unico di via Bennati
Via Bennati a senso unico, lavori eseguiti il 13 e 14 marzo (altre considerazioni).

Via Matteotti in Google Street
I 200 metri di strettoia...


Reclami al comune via Web
Spinea strade e servizi scadenti: i reclami viaggiano sul web




NB: da oggi la cosiddetta tangenziale nord è stata innaugurata come via "11 settembre 2001" con dedica agli omonimi attentati avvenuti in America.


Aggiornato al 07-02-2013