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mercoledì 25 settembre 2013

Service Tax ... Serv-IVA la tax.

Come fatto notare nel quotidiano online Giornalettismo, Repubblica si avventura nella simulazione del peso della nuova vecchia tassa in sostituzione dell'IMU: la service tax.
La service tax nasce da una proposta del ministro Calderoli durante il governo PDL-Lega che stava deliberando sulla creazione dell'IMU, tassa che doveva entrare in vigore dal 2014, poi anticipata da Monti al 2012 con alcune modifiche.
L'idea della RES, una tassa che comprendesse rifiuti e servizi insieme, applicata in sostituzione della TARES, si inseriva nel discorso dell'IMU, poichè la prima definizione della tassa unica sugli immobili prevedeva un contributo nullo per le prime case.
Siccome questo avrebbe comportato notevoli diseguaglianze fra comuni turistici con prevalenza di seconde case che pagavano l'IMU e comuni dormitorio, con prevalenza di prime case che non pagavano l'IMU, una delle proposte fu per l'appunto quella di tassare tutte le case in funzione della rendita catastale, con un'aliquota fissa, giustificando la tassazione con i servizi che lo Stato offriva ai cittadini (la RES proposta da Calderoli) a cui inglobare in futuro anche la TARES.
La proposta fu scartata ed il riequilibrio della contribuzione dell'IMU fra comuni dormitorio e comuni turistici fu garantito con un apposito fondo perequativo gestito dall'Agenzia delle Entrate, ove con certi meccanismi i comuni limitrofi avrebbero mediato la tassa federalista, scorporando la percentuale (circa 50%) dovuta allo Stato.
Un fattore per il calcolo della ridistribuzione dell'IMU raccolta fra i Comuni limitrofi sarebbe stata la rendita della tassazione negli anni precedenti.

Nel primo anno di tassazione IMU, non potendo considerare la tassazione degli anni precedenti, si sarebbe fatto riferimento all'ICI 2010.
Come già discusso, l'ICI 2010 non comprendeva le aliquote ben differenziate dell'IMU fra prime e seconde case, nè i moltiplicatori aumentati del 60% da Monti, con un surplus di gettito fiscale rispetto l'ICI 2010 che si presume non sia stato accorpato dallo Stato, ma forse così non è avvenuto con le ulteriori modifiche apportate in corso d'opera.
In teoria in fondo di perequazione fra i Comuni limitrofi era utile per il semplice fatto che prime case e seconde case pagando aliquote diverse comportavano gettiti di tassazione diversi fra i comuni dormitorio (prevalenza di prime case) ed i comuni turistici (prevalenza di seconde case), anche perchè è bene notare che la tassazione IMU sulla prima casa godeva di detrazioni fiscali non indifferenti (200 euro per figli e 50 euro per ogni figlio a carico di età inferiore ai 26 anni + un massimo di detrazione).

Ora l'IMU prima casa verrà probabilmente abolita, senza la restituzione promessa dal promotore della modifica di tassazione.
Questo comporta inevitabilmente il ricadere nella versione originale dello schema IMU, quello previsto e deliberato dal governo PDL-Lega nel 2010, in parte simile alla tassazione IMU 2012 (modifica dei moltiplicatori e di alcune regole nella ridistribuzione del gettito), ma con differenze apparentemente più accentuate fra i comuni dormitorio ed i comuni limitrofi.
Le differenze non sono così rilevanti perchè la tassazione prima casa godendo già di detrazioni consistenti era nulla o inferiore rispetto all'ICI per i possessori di piccoli immobili od appartamenti.
In effetti la filosofia adottata dai Comuni nel definire le aliquote, osservabile presentandosi in consiglio comunale liberamente come cittadini interessati, fu di non gravare il più possibile sulle prime case, anche nel caso di Comuni dormitorio.


In realtà scopriamo in questa tornata legislativa che l'IMU prima casa non può essere rimossa senza andare a compensare la tassazione con un'altra tassa: la service tax, tassa che nasceva per un altro scopo, già risolto nella tassazione IMU (tassa che ovviamente non è più unica per gli immobili), ovvero il fondo di perequazione fra comuni limitrofi.
Personalmente credo che il problema sia il mancato gettito IVA dal 2012 al 2013, dato il crollo dei consumi dovuto all'aumento di tassazione (sia per l'aumento precedente dell'IVA dal 20 al 21%, sia per l'aumento di tassazione sugli immobili che ha devastato il settore edile/immobiliare), unito ad un prodotto interno lordo negativo quando invece era stato previsto come positivo nella precedente finanziaria.
Ciò inesorabilmente comporta la necessità di promulgare una tassazione per ripagare i conti/debiti dello Stato italiano mascherando tutto con una detassazione per non reprimere i consumi.
Tuttavia una cosa è malgovernare con governi tecnici sostenuti dai due principali partiti italiani, costringendo il popolo italiano a continui salassi, una cosa è nascondere tutto spacciandosi per ottimi governanti, creando non poche sovrapposizioni di legge o aggravi per settori in crisi.

Riducendo la questione politica al minimo indispensabile per descrivere l'evoluzione della tassazione sugli immobili, provo quindi a descrivere cosa cambia nel passaggio da IMU a RES... opps Service Tax, pur facendo notare la nebulosità con cui fin'ora è stata presentata al pubblico, tanto da non rendere sicuri alcuni aspetti della tassazione.

Calcolo della service tax
Il calcolo si esegue esattamente come previsto dalla proposta Calderoli: un'aliquota del 2 per mille applicata a tutte le case (prime e seconde case) al valore di metri quadrati degli immobili od al valore della rendita catastale, aspetto che sarà scelto dai Comuni.

Non ci sono detrazioni.
Nel caso di immobili locati, il 20% della tassazione sarà pagata dagli inquilini.
Nel futuro la service tax verrà accorpata alla TARES (vedendo lo stato dell'Italia, sicuramente con un aumento di tassazione).

Ora, l'aliquota media dell'IMU prima casa nel 2012 è stata del 4.5 per mille, mentre la service tax è del 2 per mille.
Apparentemente tutto ciò sembra uno sgravio fiscale; in realtà la detassazione prevista per l'IMU modifica in modo difforme il beneficio del cambio di tassazione.
Ammettiamo per ipotesi di considerare un comune che ha scelto di calcolare la service tax con la rendita catastale, così come l'IMU.
Se presupponiamo una rendita catastale X abbiamo che le due tasse si equivalgono se:
X * 160 * 1.05 * 4.5 - 200 * t - 50 * nf = X * 160 * 1.05 * 2.0

con
nf = figli a carico minori di 26 anni (max 4 poichè si applica una detrazione massima di 600 euro)
t = 1 se si hanno figli, zero se si è single.

Per i single senza figli t=0 e nf=0, quindi con qualsiasi rendita catastale il cambio comporta una detassazione del 2.5 per mille rispetto la media.
Per chi ha un solo figlio l'equazione diviene
X*160 * 1.05 * 4.5/1000 - 200 = X*160 * 1.05 *2.0/1000
oppure
X*160 * 1.05 * 4.5/1000 - 250 = X*160 * 1.05 *2.0/1000
ovvero
X*160*1.05 * (4.5 - 2)/1000 = 200
X=476
Quindi, chi ha una rendita catastale inferiore a 476 per la propria prima casa pagava meno con l'IMU, mentre chi ha una rendita superiore a 476 paga meno con la service tax.
Rendite maggiori ovviamente fanno capo a case in città più grandi ove il singolo metro quadrato edificato ha valori maggiori, oppure in comuni secondari fa riferimento ad abitazioni di dimensioni maggiori.
Aumentando il numero dei figli la sproporzione aumenta rendendo più alta la rendita catastale, inglobando un maggior numero di immobili/famiglie nella situazione in cui era più conveniente l'IMU piuttosto che la service tax.
Si potrebbe dire che la service tax è l'IMU senza detrazioni + sottrazione ai Comuni della possibilità di decidere l'aliquota prime case, assegnandovi un'aliquota fissa.
In effetti se i comuni dormitorio con prevalenza di prime case e di appartamenti con rendita catastale inferiori a 476 erano costretti a variare al rialzo anche le aliquote IMU prima casa, i comuni turistici con forte rendita da seconde case anche con aliquota del 7.6 che avevano annullato od abbassato l'aliquota IMU prima casa si trovano privati di uno sgravio fiscale per i loro cittadini residenti.

In realtà la service tax non è solo una variazione  al rialzo di tassazione per le prime case, poichè ingloba un ulteriore aggravio per le seconde case, ivi comprese quelle locate.
Ora, ammettendo che in Italia vi siano 60 milioni di italiani e considerando che la media di persone per famiglia è circa 3, risulta che  20 milioni di abitazioni sono prime case, sulle 24 milioni totali.
Quindi circa 4 milioni di abitazioni si aggiungono alle case locate nel pagare l'IMU come seconde case (quindi aliquota maggiore) e nel pagare la service tax.
Questo è indiscutibilmente un aggravio di tassazione del 2 per mille ad almeno tre differenti tipologie di immobili:

Case locate:
con l'IMU le case locate, a discrezione del comune potevano giovare di una detassazione dell'aliquota seconda casa fino ad un massimo del 2 per mille.
Aggiungerci una service tax del 2 per mille corrisponde ad annullare la detassazione o, peggio incrementarla, a fronte di aliquote seconda casa doppie o triple rispetto alle aliquote prima casa.
Come già fatto notare in passato nella stima dell'IMU, ciò corrisponde ai maggiori aggravi di tassazione, dato che a differenza di uffici e negozi (che hanno avuto più risalto nella stampa giornalistica) il moltiplicatore delle case locate è di 160 e non di 55 come per i negozi o di 80 come per gli uffici.
Non stupisce che nel 2012 l'edilizia sia morta causa IMU con disoccupazione per muratori, produttori di materiali, impiantisti su nuove case, progettisti ingegneri o architetti.
Fortunatamente su intervento del PDL è stata scongiurata la reintroduzione dell'IRPEF sugli immobili sfitti, che avrebbe ulteriormente gravato sulle locazioni in quel lasso di tempo mai nullo che passa fra una locazione e l'altra, in un paese che vede giovani italiani e famiglie sempre più impoverite ed incapaci di pagare affitti mensili.
La reintroduzione dell'IRPEF, a fronte delle considerazioni già espresse per il passaggio da ICI + IRPEF a IMU nel 2012 sarebbe parsa come una vera e propria presa in giro a chi mette in locazione immobili, dato che l'IMU fu prevista con aliquote maggiori proprio per rendere una tassazione unica dell'immobile, che sgravava i proprietari con IRPEF e rendita elevata caricando solo la rendita dell'immobile oltre che i possibili guadagni secondo la rendita del proprietario.
Tuttavia la service tax introduce anche un'ulteriore questione subdola: parte della tassazione graverà per il 20% sull'inquilino e per l'80% sul proprietario dell'immobile, in modo costante.
Gli errori logici relativi a questa scelta sono evidenti: nel caso l'inquilino moroso non paghi l'affitto, il proprietario si troverà con un immobile di proprietà che non avrà pagato la tassazione dovuta.
Senza un'accurata legislazione sull'argomento, allo stato attuale una qualsiasi causa di rimborso graverà quindi sul proprietario, multe incluse per il ritardo nel versamento e magari con eventuale intervento di Equitalia.
Ciò è demenziale e simile ad uno degli altri misteri italiani: condomini costretti a pagare i conti di servizi (luce-acqua-gas) per coinquilini morosi, sgravati di qualsiasi pena, eccettuate eventuali cause a loro carico da parte dei coinquilini.
Un ulteriore aspetto da considerare è che nella riunione fra Service Tax e Tares, il proprietario si fa carico con percentuale maggiore di qualcosa che non gli compete: l'uso di servizi, il buon smaltimento e riciclaggio di rifiuti da parte di chi ne produce, ovvero da parte dell'inquilino.
Diverso sarebbe stato se il proprietario fosse stato considerato beneficiario dei servizi di un comune nel periodo sfitto, pagando così il 100% della tassa per i mesi non locato ed un inquilino fosse stato considerato beneficiario dei servizi nel periodo locato (con il proprietario che non gode ovviamente dei servizi di quel comune avendo dato in locazione la seconda casa).
In realtà una tale formulazione mista per cui il proprietario sarà responsabile della Service Tax + TARES anche per l'immobile locato lascia intuire che la modifica a cui in futuro potrà accedere uno Stato colmo di debiti da ripagare sarà con l'accorpamento della TARES il far pagare la tassa sui rifiuti anche alle seconde case od agli immobili sfitti, invece che farla pagare ai soli luoghi di residenza.
Ciò comporta un aumento del gettito fiscale pagato ancora dai proprietari di almeno una seconda casa.

Seconde case ereditate
Più volte viene ribadito che i proprietari di seconde case sono persone ricche.
Già in passato  ho fatto notare come questo non sia vero.
A fronte di un cambio generazionale che trasferisce immobili costruiti fra gli anni '60 e gli anni '90 dai padri ai figli, ciò che si può stimare è un flusso di cassa dovuto alla tassa sull'eredità su cui vanno a gravare le onerose tassazioni previste per seconde case e case locate.
Ciò non corrisponde necessariamente a ricchi proprietari immobiliaristi con decine di immobili, bensì anche a semplici operai o disoccupati, con magari un mutuo sulla casa comprata per non vivere con i propri genitori (i non bamboccioni riprendendo uno dei tanti insulti bipartisan dei politici ai giovani italiani).
Uno Stato che grava così pesantemente sulle seconde case, ben conscio del cambio generazionale e dei danni provocai all'edilizia/compravendita di immobili spingendo gli eredi a liberarsi dell'immobile ereditato il prima possibile per sgravarsi dalle spese con conseguente crollo del valore degli immobili è forse una nazione che non sta facendo bene i propri conti.
Attualmente il crollo del valore degli immobili si attesta intorno al 20% grazie all'IMU 2012.
Analogamente il crollo delle compravendite implica il crollo dell'IVA correlata, ivi compresa quella data dalle false partite iva che senza variazioni con la riforma Fornero, venivano sfruttate da molte agenzie immobiliari a percentuali minime su lavoro eseguito.

Seconde case in ambito turistico
Nella maggior parte dei comuni turistici l'aliquota media dell'IMU, proprio grazie all'alto numero di seconde case, si è attestata al 7.6 per mille, senza nessun rialzo della tassazione.
A differenza nei comuni dormitorio, con prevalenza di seconde case il rialzo della tassazione dell'aliquota per seconde case è variato da un 8.5 ad un 10.5 (si può presupporre con ottima approssimazione che le seconde case in comuni dormitorio siano in larga parte o case ereditate o case locate, con quanto sopra detto).
Aggiungere un 2 per mille di service tax nei comuni turistici basando il calcolo sulla rendita catastali, non significa altro che caricare per imposizione dello Stato di un 2 per mille la tassazione IMU, portando le aliquote ai valori medi ottenuti nei comuni dormitorio per le seconde case nel 2012.
Quindi laddove c'erano le condizioni per non aggravare l'IMU sulle seconde case, che comunque avrebbe contribuito al sostentamento dei comuni limitrofi tramite il fondo di perequazione, .lo Stato impone un aggravio fisso, che era in realtà una delle proposte sostitutive a quello che poi è divenuto il fondo perequativo fra comuni limitrofi, e si badi bene, service tax che non rientra nel fondo perequativo fra comuni (tassa che premia i comuni con maggiore edificazione piuttosto che quelli con più verde).
Vorrei dare un giudizio a quanto detto nell'ultima frase, ma mi mancano le parole.


Un ulteriore aspetto da considerare è che i cittadini nel pagare una tassa che copra i servizi, in realtà ripagano quanto hanno già acquistato!
Gli oneri primari e secondari che ogni impresa costruttrice di immobili paga al Comune per garantire i servizi all'immobile infatti vengono pagati dal cittadino al momento dell'acquisto della loro prima o seconda casa, dato che le imprese devono rientrare dei costi con un guadagno.
Con la RES, il cui unico scopo era creare un'equità di gettito dell'IMU o la service tax il cui scopo sembra essere l'aumento della tassazione patrimoniale a fronte del crollo di consumi e del gettito IVA, si può pensare ad uno Stato che fa pagare svariate tasse (accise, oneri, balzelli sul lavoro) per non garantire niente, perchè i servizi essenziali quali smaltimento rifiuti, luce, strade, e tutti gli altri elementi inseriti nella service tax vengono pagati all'atto dell'acquisto dell'immobile tramite gli oneri primari e secondari, ma anche come "locazione" nei decenni.
Un po' come se un Italiano andasse a prendere un'auto dalla FIAT, pagandone il prezzo pieno, e poi negli anni fosse costretto a versare un abbonamento di 2000 euro alla FIAT per l'uso dell'auto che ne fa nel paese al fine di garantirsi l'esistenza di concessionarie FIAT aperte in tutto il paese.


In conclusione, non vi è una conclusione.
Già con l'IMU vi sono state variazioni ogni mese, ivi comprese le aliquote IMU decise dai comuni con termini protratti e valori modificati.
Analogamente la service tax, alias IMU senza detrazioni subirà ulteriori modifiche con l'accorpamento della TARES, e costringerà i cittadini italiani a restare costantemente aggiornati per non incorrere in errori nel pagamento, cosa che comporta in genere multe ed ulteriore extragettito per lo Stato.




Aggiornamento 22-10-2013
La service tax ora viene chiamata Tasi e rientra in una tassazione sugli immobili detta Trise che comprende per l'appunto tasi e tarsi, quest'ultima a sostituire la tares.





lunedì 4 febbraio 2013

Via Matteotti alla corte dei Conti...

03 febbraio 2013, il PDL minaccia di fare ricorso alla corte dei Conti, se il Comune di Spinea con la giunta Checchin dovesse toccare l'intervento di creazione del senso unico di via Matteotti.
Un'altra opinione potrebbe essere quella di mandare alla Corte dei Conti anche la spesa di 30 mila euro per la realizzazione di tre box in lamiera sottile e 3 pedane di cemento di qualche metro quadrato di via Fornase, Alfieri, Rossignago, intervento della medesima giunta comunale che con i tre sensi unici di via Matteotti, D'Annunzio e Bennati pensava di dirottare il traffico di via Roma sul retro di villa del Majno verso il quartiere Dante, con danneggiamento della Zona30 prevista dal PUT, oppure i 25 mila euro spesi per la realizzazione di un modellino in legno del Masterplan.

lunedì 3 settembre 2012

Comitato difesa ambiente e territorio a Spinea: via Matteotti a senso unico!

Vediamo le argomentazioni a favore di via Matteotti a senso unico del Comitato difesa ambiente e territorio di Spinea il cui blog è online dal 2009.
Il dubbio comincia a serpeggiare anche nei più scettici e l'ineluttabile realtà sul destino di percorrenza di questa a quanto pare "strategica", arteria di Spinea, appare, per usare un gioco di parole, "a senso unico".
A rinfocolare la discussione su via Matteotti, è stata la presentazione dell’indagine commissionata dal Comune di Spinea allo Studio del Prof. Ing. Pasetto di Padova, che nell’arco di un anno e mezzo ha raccolto dati con rilevazioni nelle strade della nostra città.
Già qui iniziano i fraintendimenti: l'unico aspetto a senso unico almeno dal 2007 è la messa a senso unico di via Matteotti, non il contrario.
In effetti la passata giunta Tessari, quando vari Comitati sollevarono problemi per la mobilità locale su due quartieri (in seguito poi ci si rese conto che veniva coinvolta anche via Capitanio), la risposta fu che si stava sperimentando il senso unico in via Matteotti, e se la sperimentazione fosse fallita, tutto sarebbe tornato a doppio senso.
Completata la realizzazione dei sensi unici, l'amministrazione comunale esordì con un sonoro "sperimentazione riuscita", a cui non seguirono nè interventi per la messa in sicurezza di via Capitanio, nè per via Alfieri/quartiere Dante.
Infatti il Comune al momento della realizzazione dell'opera non aveva benchè minimamente previsto che sarebbero stati coinvolti il quartiere Dante/via Alfieri e via Capitanio dalle modifiche apportate a via Matteotti, accentuando le criticità già presenti su questi tracciati residenziali.

Non è dato sapere dov'era il Comitato difesa ambiente e territorio a Spinea, quando si spostava il traffico da via Matteotti e lo si scaricava nel quartiere Dante ed in via Capitanio, ovvero lungo strade in condizioni peggiori di via Matteotti ove sussistono per tragitti ben maggiori dimensioni insufficienti persino per tracciare la linea di mezzeria fra le due corsie, scarsa presenza di marciapiedi e piste ciclabili, aumentando i percorsi di transito per il densamente popolato quartiere Fermi (di conseguenza aumentando la CO2 prodotta per ogni uscita in auto da uno dei tanti condomini del quartiere Fermi) ed aumentando il traffico in via Roma già di per se intasata.
Da notare che il quartiere Fermi, chiuso fra l'intasata e poco appetibile via Roma e il nuovo senso unico di via Matteotti vanta oltre ad un'alta densità abitativa, delle scuole (elementari/asilo), la biblioteca (temporaneamente posizionata in via Cici), negozi del centro (non ultimo il nuovo polo di attrazione di traffico proveniente da fuori Spinea, ovvero il bar dei Pellegrini), ed il parcheggio utilizzato per accedere ai vari servizi Municipio-Poste-USL...).
In particolar modo, il bar della Pellegrini, la palestra di via Bennati, i bar di piazza Fermi, ecc... sono diventati un polo di attrazione di non residenti, i quali, persi nel sistema di sensi unici creati attorno al quartiere Dante, sovente chiedono indicazioni per come dirigersi alla loro destinazione, in un sistema di sensi unici così poco intuitivo.

Gli aderenti al Comitato difesa ambiente e territorio a Spinea non hanno mai preso parte alle critiche mosse alla giunta Tessari dal 2007 al 2009 per i problemi indirettamente generati nel territorio intorno a via Matteotti, così come non sembrano mai aver espresso alcun parere rispetto al piano Masterplan, il progetto definitivo di cui la messa a senso unico di via Matteotti rappresentava solo la punta dell'iceberg (dirottamento del traffico di via Roma su via Matteotti-D'Annunzio-Bennati per sgravate un tratto di via Roma del traffico e renderlo un continuo pedonale dalla Chiesa San Vito e Modesto, a piazza Marconi, fino villa del Majno in mano a privati).


primo progetto del Masterplan, poi sostuito con il sistema
rotatorio dei sensi unici intorno al quartiere Dante


Previo quindi che la soluzione urbanistica della messa a senso unico di via Matteotti era solo una prima tappa di una variazione ben maggiore, un'illusione di riduzione del traffico a cui sarebbe seguito un ben diverso e caotico destino finale sia per via Matteotti che per il quartiere Dante, se altri comitati non fossero intervenuti:
Questo lavoro analitico svolto in due fasi ha determinato delle conclusioni piuttosto ostiche, che per quanto concerne via Matteotti sicuramente scateneranno gli strali dei molti che avevano avuto modo di apprezzare questa scelta urbanistica come valida.
questa non può che apparire come l'ennesima opinione falsata dalla poca conoscenza di quali erano i veri piani della giunta, e l'ennesima opinione falsata dalla soggettività della soluzione che bada a sistemere l'uscio di casa propria non considerando i problemi generati a più livelli di circolazione del traffico, in più aree di Spinea.

Non si può considerare soluzione una modifica urbanistica che toglie un verso di marcia ed il relativo traffico a via Matteotti per scaricarlo in luoghi ove crea maggiori criticità di quelle che risolve, ovvero in via Alfieri e via Capitanio.
LE PROTESTE E IL MOVIMENTO D'OPINIONE CONTRO IL SENSO UNICO
Chi ha buona memoria, ricorderà che non fu indolore per la precedente Amministrazione Comunale, realizzare la pista ciclabile, restringere la carreggiata, trasformare la strada in senso unico da nord verso sud fino all’altezza dell’imbocco di Via Bennati, con l’investimento, tra l’altro di una consistente spesa economica ( si parla di circa 330.000 euro di soldi pubblici).
I comitati che sostennero quelle proteste furono "Per via Matteotti", affiancato poi dal "Comitato Spinea Vivibile" e dal "Comitato Autostrada in via Capitanio" (da non confondere con il "Comitato viabilità Spinea", relativo alla tangenziale sud e non legati ai precedenti citati).
Non stupiva a quel tempo nemmeno il sostegno di personaggi politici vicini a Claudio Tessari (Mauro Armelao), al Comitato viabilità Spinea, contro la tangenziale sud ed a favore della realizzazione del senso unico in via Matteotti, ad un anno dalle elezioni comunali.
La fine delle elezioni comunali, con un centrodestra spaccato in due tronconi ed un ex-sindaco passato in provincia, non sembrano nemmeno aver cambiato la posizione dei comitati, mentre in questi anni di giunta Tessari/Checchin sono state risistemate altre strade: via Martiri in fase di risistemazione dopo le proteste, via Fornase, varie strade al Villaggio dei Fiori, pista ciclabile in via Roma, ...niente per via Alfieri, niente per via Capitanio.

Il Comitato viabilità Spinea sostiene che la tangenziale sud porterà traffico nella rotatoria in via Capitanio (dopo un primo tentativo di imputare l'opera a Checchin emerse che l'approvazione del progetto come opera complementare al Passante era avvenuta durante l'amministrazione Tessari) e nella larga via Martiri (più larga di via Capitanio e via Alfieri, larga quanto via Matteotti), si dimostra contrario alla messa a doppio senso di via Matteotti.

Il Comitato difesa ambiente e territorio a Spinea segue di pari passo il Comitato viabilità Spinea, forse nato contro l'abbattimento di alcuni alberi vicino la nuova piazza Santa Bertilla e contrario alla distruzione della scuola Pascoli per il nuovo edificato dell'area.

I comitati Per via Matteotti, Spinea Vivibile e Autostrada per via Capitanio, continuano a considerare la messa a senso unico di via Matteotti una cattiva soluzione, dato che semplicemente spostava traffico su vie dove dopo oltre cinque anni ancora non è stata adottata alcuna messa in sicurezza e dato che una parte della mobilità interquartiere in questo modo finisce per incidere su via Roma, aumentandone il traffico.

Questo blog, slegato ai comitati raccoglie in homepage una serie di elementi che spiegano per quale motivo l'opera della giunta Tessari-Simionato era una cattiva soluzione.
Riporto per esempio alcuni link ad articoli e considerazioni ben visibili in home page:

Successivi alle modifiche urbanistiche

...

Quartiere Dante in particolare

Prima di aver reso via Matteotti a senso unico

Dopo aver reso via Matteotti a senso unico


Tuttavia su questa realtà incombono le Notti Gialle ed il Masterplan, entrambi con il fine "supremo" di chiudere il "nucleo storico" di Spinea (in pratica la via con il maggior transito di auto e meglio adibita al transito di 30 mila veicoli al giorno) per farne una piazza...a fianco delle già esistenti piazze Marconi e Fermi, fra la chiesa San Vito e Modesto e villa del Majno.
L'ultima edizione della Notte gialla della giunta Checchin proponeva di dirottare un senso di marcia di via Roma giù per via Matteotti (cosa fattibile sia con via Matteotti a doppio senso, che a senso unico).
Il Masterplan proponeva di dirottare il traffico di via Roma sul retro di villa del Majno per farlo sbucare in via Matteotti per girare intorno al quartiere Dante, da un lato seguendo via Matteotti, via D'Annunzio e via Bennati, grazie anche alla realizzazione di una rotatoria in via dell'Unità che avrebbe comunicato direttamente con la rotatoria sopra l'ex-cavalcavia, vicino alla stazione dei treni (il primo progetto Masterplan prevedeva il dirottamento di tutti e due i sensi di marcia intorno al quartiere Dante, ovvero 30 mila veicoli, il secondo progetto Masterplan prevedeva il dirottamento di un solo verso di marcia lungo la rotatoria Matteotti-D'Annunzio-Bennari, ovvero 15 mila veicoli al giorno), distruggendo tra l'altro la circolazione locale e rallentando la percorrenza in via "Roma" per l'aumento delle cause generatrici del fenomeno "Stop and Go".



secondo progetto del Masterplan, incrocio fra via Roma dirottata sul retro
di villa del Majno e via Matteotti, nuovo asse viario per 15 mila veicoli diretti verso Mestre


Potrà questa ossessione per la chiusura di via Roma della politica locale (PD e PDL) a discapito di via Matteotti/quartiere Dante/via Capitanio, riunire e riappacificare i comitati cittadini.
Sembra di no leggendo articoli che omettono molti particolari della vicenda.
Ci fu fin da subito un innalzamento di scudi da parte di una parte di cittadini che non volevano la realizzazione del senso unico.
Errore: ci fu un'innalzamento di scudi da parte dei cittadini a seguito della realizzazione del senso unico, mai avvertiti dello stravolgimento che li aspettava; furono avvertiti i soli frontisti di via Matteotti della realizzazione del senso unico.
In seguito alla chiusura invece furono coinvolti i quartieri Dante/Alfieri ed in seguito via Capitanio.
Da non dimenticare pure la farsa della sperimentazione, con cui l'amministrazione comunale illuse i cittadini che subivano le modifiche che la situazione poteva essere ripristinata (in realtà semplice mezzo per guadagnare tempo e completare l'opera).
Da notare che la legge urbanistica regionale del Veneto, emanata dal 2001, specifica apertamente che i soggetti interessati alle modifiche di pianificazione territoriale e gli enti coinvolti devono essere ben informati dei progetti delle amministrazioni comunali per la trasparenza amministrativa.
Innanzitutto ci preme sottolineare che lo studio realizzato nel corso dell’ultimo anno e mezzo tiene conto esclusivamente della realizzazione della bretella sud (via Martiri-Via Capitanio), anche se non ancora realizzata, considerando inoltre l’eventuale collegamento con via Matteotti previsto nel P.R.G, ma dimentica la futura tangenziale nord, che dalla nuova stazione SFMR porterà in via della Costituzione a Maerne.
E' chiaro a tutti che la tangenziale nord non può rappresentare un considerevole sgravio del traffico in via Roma e men che meno risolvere i problemi al traffico locale fra i quartiere Dante-Fermi-Capitanio.
Individuando una rete primaria di traffico costituita una volta dai vecchi assi in via Fornase, via Roma e via Asseggiano, di queste solo via Roma è capace di supportare i 30 mila veicoli diretti ogni giorno a Mestre, la tangenziale nord si pone come via alternativa a via Rossignago per chi da Mestre-Chirignago fosse intenzionato a dirigersi a Maerne-Martellago o viceversa.
L'idea che la tangenziale nord, o via 11 settembre, non ancora completata, possa rappresentare un tratto alternativo a via Roma, era un cavallo di battaglia della giunta Tessari, con il quale giustificava la chiusura di via Roma dalla chiesa Santa Bertilla a villa del Majno.
Ciò se si discute di traffico passante, ma la creazione dei sensi unici in via Matteotti-D'Annunzio-Bennati ed il Masterplan, distruggevano anche le reti locali di mobilità fra i quartieri o di fuoriuscita dalla città (abitanti di Spinea diretti verso l'esterno del Comune o viceversa).
Può la tangenziale nord collegare i quartieri a sud ed a nord di via Roma? Ad esempio, un abitante di Fornase per arrivare al parco Nuove Gemme è costretto a passare per via Capitanio e poi per la rotatoria dei Bersaglieri, ultimo snodo che lega direttamente i quartieri a sud ed a nord senza far si che ci si debba immettere per un tratto in via Roma, oppure può passare attraverso il quartiere Dante, per vie residenziali a 30 km/h (limite mai rispettato da chi è costretto a transitare nel quartiere), e risalire impegnando via Roma (via D'Annunzio, via Bennati, via Unità), appesantendo il traffico con l'immissione e l'emissione del corso principale (fenomeno di Stop and go che rallenta il traffico sull'asse via Roma) per poi risalire al parco attraverso via Cattaneo, piazza Rosselli e via Buonarroti.
Una complicazione a dir poco assurda con emissione di maggiori quantità di CO2 per il maggior tragitto percorso in strade prive di spazi o marciapiedi o di una banchina tale da distanziare gli ingressi delle abitazioni dal traffico, e con l'interessamento interessamento di via Capitanio o del quartiere Dante, aree su cui da anni non è stato fatto nessuna opera di messa in sicurezza e nemmeno era prevista dalla giunta Tessari.
Come evidente, non viene interessata la tangenziale nord.
Questo è solo uno degli esempi dell'impatto che certi progetti hanno ed avrebbero avuto su una parte consistente dell'abitato di Spinea.

Evidenzio anche che la natura dei flussi di traffico è tale per cui non tutti i flussi di traffico possono essere eliminati o trasformati.
Si pensi per esempio alla mobilità verso il luogo di lavoro, necessaria ed ineliminabile, che fa passare ogni giorno cinque giorni su sette i lavoratori dalle reti residenziali alle arterie secondarie di scorrimento, ed in seguito alle arterie di scorrimento principale verso le principali direzioni di quartieri produttivi/industriali (Miranese, Mestrino, Marghera).
Per quanto riguarda la trasformazione del traffico, l'esempio tipico può essere rappresentato dalla necessità di viaggiare con l'auto per dirigersi con mobilità interquartiere verso i centri commerciali dell'area industriale a fianco del Villaggio dei Fiori, proprio per la possibilità di porre nel bagagliaio le varie borse della spesa non trasportabili in bicicletta e difficilmente trasportabili per lunghi tragitti a piedi.
Tale tipo di mobilità non può essere eliminata poichè andrebbe a discapito del centro commerciale e seppur contenuta non si può nemmeno pensare di dirottarla in assi già di per se carichi quale per esempio via Roma, con un complicato sistema di sensi unici fra i quartieri.
Già da questi esempi si comprende come la mobilità nel Comune di Spinea è qualcosa di molto complesso, e le soluzioni non possono favorire gli uni contro gli altri.

E se per l'autore del blog Comitato difesa ambiente e territorio di Spinea vi sarà uno spreco di 330 mila euro
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LA SICUREZZA IN VIA MATTEOTTI NON VIENE GARANTITA NELL'ULTIMO TRATTO
I dati della ricerca, che semplificando portano ad un’unica conclusione: quella della rimessa a doppio senso di via Matteotti per riportare alla normalità e sicurezza il traffico nella zona di Piazza Dante, non considera, a nostro parere, che l’ultimo tratto dell’attuale senso unico in via Matteotti, vede la carreggiata restringersi per mantenere la pista ciclabile;ovvero lo considera ma lo ritiene ugualmente possibile!
Questo particolare tratto di strada, non garantisce il passaggio di due macchine e diventa un punto molto pericoloso, che la soluzione della trasformazione in zona a traffico moderato 30kmh ed eventuale senso alternato, non ci sembra una soluzione percorribile;
Qui gli aspetti da evidenziare sono molti.
In primo luogo, non valuto se la cifra spesa sia congrua con i lavori effettivamente eseguiti, ma mi limito a notare che sin dalla prima settimana di chiusura di un senso di marcia in via Matteotti, molti cittadini protestarono.
Vi era quindi tutto il tempo di valutare con calma il rapporto: costi benefici, individuando quali criticità venivano risolte e quali accentuate.
Il fatto stesso che cittadini di altre strade limitrofe venivano coinvolte dalla modifica, pur essendo in condizioni di sicurezza peggiori, già questo avrebbe dovuto far ragionare un'amministrazione interessata ai problemi dei cittadini, più che alla pedonalizzazione di via Roma.

Ma in realtà non c'era nessuna intenzione di tornare indietro, ed anzi la creazione del senso unico per i fini del progetto Masterplan era un obbligo a cui i cittadini non dovevano opporsi, perchè per Tessari la vittoria alle elezioni comunali con il Masterplan nel programma valeva più di qualsiasi referendum sui problemi generati alla mobilità (più o meno diceva che era il suo referendum) dalle soluzioni adottate ad uso del Masterplan stesso.
Si può anche notare come per tutto il tratto che va dalla rotatoria dei Bersaglieri fino a via Matteotti-Cattaneo, le strade che si immettono in via Roma hanno l'obbligo di svolta a destra.
Invece per via Alfieri, pur sbucando in un incrocio insicuro in via Roma, anche per la vicina fermata degli autobus, pur non avendo un collegamento diretto con i quartieri a nord di via Roma, pur avendo vicine le rotatorie della Stazione dei treni (capaci con un giro di reimmettere nell'altro verso di marcia di via Roma) si decise di realizzare una rotatoria per il servizio GiroSpinea, costretto a passare per via Alfieri.
E proprio questo aspetto risulta fra i più curiosi, riguardo ad una via, priena di problemi, quando tutt'intorno venivano realizzati piste ciclabili, marciapiedi, ed opere per la sicurezza di pedoni-ciclisti, ovvero l'insensatezza di dover utilizzare il servizio Girospinea su una via dove un esiguo numero di passeggeri, anche perchè scarna di marciapiedi e piazzole di sosta per pedoni/autobus, costretti a sostare dove sfrecciano le auto, quando tutt'intorno venivano proprio realizzati marciapiedi, piazzone e piste ciclabili.

Via Matteotti presenta una breve strozzatura, per un tratto inferiore rispetto all'intera via Capitanio od ai problemi più diffusi di via Alfieri (via Martiri, spece nel tratto di confluenza della "Y" serve il quartiere Villaggio dei Fiori e non è stata coinvolta direttamente dalle modifiche apportate a via Matteotti).
Via Matteotti, in tutta la sua lunghezza presenta corsie adeguate al traffico di arteria di scorrimento secondaria, proprio come via Martiri e da via Roma fino a via Sarpi presenta da sempre un larghissimo marciapiede utilzzato da pedoni e talvolta ciclisti, dove si affacciano vari negozi, ed una linea di parcheggi ed una banchina in terra di circa mezzo metro (a volte vi venivano parcheggiate le auto).
L'unico tratto critico di via Matteotti è pari a circa 200 metri, fra via Sarpi e via D'Annunzio, dove la strada si restringe, pur mantenendo lo spazio per definire due corsie, ma con scarsi spazi laterali dovuti alla lotizzazione incongrua di alcune case, più estesa rispetto agli altri frontisti.
Tale tratto critico è inferiore rispetto alla lunghezza di via Alfieri o via Capitanio.
Dal DM 30 novembre 1999 n°557: le piste ciclabili hanno larghezza pari a 1.50 metri; tale larghezza è riducibile a 1.25 metri nel caso in cui si tratti di due corsie contigue per una larghezza complessiva minima pari a 2.50 m; per le piste ciclabili in sede propria (non semplicemente disegnate sul sedime stradale con delle righe) la larghezza della pista ciclabile può essere ridotta per un tratto limitato, segnalato, pari a 1 metro.

La larghezza della pista ciclabile in via Matteotti è pari a due metri, un metro per senso di marcia e la leggera curvatura dell'asse di via Matteotti, nonchè lo spazio lasciato da alcune abitazioni del tratto critico di 200 metri più rientranti, danno la sensazone che la pista ciclabile abbia dimensioni maggiori proprio nel tratto critico che nella parte provvista di marciapiedede sull'altro lato (fra via Roma e via Verga).
Tuttavia, percorrendo a varie ore della giornata la pista ciclabile, ci si rende conto come gli incroci fra ciclisti nei due sensi di marcia sulla pista ciclabile, siano esigui e nella maggior parte si sviluppano fronte ai negozi attrattori di pubblico fra via Roma e via Verga, piuttosto che nel tratto critico di via Matteotti.

Da ciò si nota anche un'altra incongruenza: il traffico ciclopedonale sottostà alle medesime regole di percorrenza imposte alla viabilità ordinaria, mentre in via Matteotti, l'uso della pista ciclabile fu considerato a doppio senso non segnalato, mentre la circolazione nell'asse viario è a senso unico!
Le piste ciclabili realizzate in via D'Annunzio (pista ciclabile in sede stradale non propria di 1-1.5 metri) e via Bennati (pista ciclabile di 1 metro o parcheggio con alberi + marciapiede) infatti inducono a pensare che anche per la biciclette sussista l'obbligo di rispetto del sistema rotatorio di sensi unici così come previsto dal codice della strada.
Questa considerazione porta tra l'altro ad un'altra idea, ovvero al fatto che non necessariamente la circolazione su pista ciclabile deve essere posizionata a ridosso di un asse di scorrimento primario o secondario, ed anzi molto più sicuro, specie laddove si vanta mancanza di spazio sull'asse stradale è la separazione del luogo adibito al transito di veicoli da quello adibito al transito di ciclisti.

Infine molto più interessante sarebbe discutere se una pista ciclabile, posta volutamente non in area 30Km/h, ma a fianco di una strada secondaria di scorrimento presenti una valenza urbanistica superiore alla distruzione della rete di scorrimento secondaria (vie che collegano i quartieri dove sono ubicate le strade residenziali) o primaria (vie che passano per il Comune e indirizzano verso le destinazioni di maggiore interesse per la mobilità, facendo transitare in modo fluido anche il traffico passante non residente).
Perchè questo è il problema sorto con l'intervento, e che capiterebbe se si procedesse con la chiusura di via Roma, ovvero della più grossa e ben dimensionata arteria della rete principale di traffico di Spinea, senza realizzare una alternativa adeguata.
Dato quindi che il flusso di traffico di autoveicoli non si annulla creando sensi unici, bensì deborda inequivocabilmente nell'intorno, coinvolgendo costantemente sempre più aree, la soluzione non può essere espandere il problema.

BISOGNA VALUTARE ANCHE IL PROBLEMA DEI COSTI
In un momento particolarmente difficile per le già esigue possibilità economiche del Comune, per trovare risorse economiche da mettere in campo per demolire le aiuole che dovranno essere rimosse, come anche i parcheggi a pettine, saranno sotratte giocoforza da qualche altro intervento magari più importante, rammentando che l’opera è già costata parecchio alle tasche dei cittadini.
Inoltre non ci sembra che lo studio, poichè la simulazione a quanto pare abbisogna, per essere avvallabile, di dati rilevati e non quindi semplicemente ipotizzati, abbia però dovuto tener conto dell’effetto della bretella in costruzione in via Martiri.-via Capitanio, tanto da consigliare la soluzione del senso unico da nord a sud in via Capitanio, come assolutamente inevitabile, ma senza analizzare e prevedere che ciò comporterà un peggioramento di grave appesantimento del traffico in via Capitanio nel tratto fino a Fornase e di conseguenza in Via Mion per il flusso di macchine che opterà per la direzione di via Roma.
Attualmente parte delle auto che passano dal Villaggio dei Fiori al quartiere Fornase, attraverso via Capitanio, non coinvolgono via Mion, la quale presenta adeguate corsie ed in alcuni casi il marciapiede, bensì coinvolgono via Solferino e via Fregene.
Di queste, via Solferino presenta i problemi maggiori, dato che manca di spazio adeguato per tracciare la linea di mezzaria, e si presenta con una pista ciclabile di circa un metro semplicemente disegnata con delle linee pur rappresentando l'unione fra il popoloso quartiere villaggio dei Fiori e l'asse/quartiere di via Capitanio.
La tangenziale sud potrebbe giovare a via Solferino, sgravandola di parte del traffico che vi transita.

BISOGNA INVECE DISINCENTIVARE I VEICOLI A PASSARE PER IL CENTRO
Pertanto a nostro parere lo studio andrebbe continuato con le simulazioni delle nuove arterie con una valutazione e ricerca di soluzioni che portino a ricercare scelte sostenibili di disincentivazione dell’attraversamento dell’asse di Via Roma, sia da parte dei cittadini di Spinea in uscita e in penetrazione, e anche da parte dei cittadini di altri comuni, così come invece proposto negli elaborati degli studenti dell’IUAV presentati nello scorso mese in sala consigliare.
Una opinione molto interessante, poichè per esempio l'incrocio di via Matteotti permette al traffico inter-quartiere di attraversare via Roma senza impegnarla, mentre il sistema di sensi unici creato da Tessari-Simionato, aumenta proprio il numero di autoveicoli su via Roma.
Si pensi per esempio al quartiere Fermi, chiuso fra il tratto intasato di via Roma ed il senso unico di via Matteotti assieme al quartiere Dante divenuto rotatoria verso via dell'Unità, chiusa e con sbocco in via Roma per entrambi i sensi di marcia (senza rotatoria, la quale è stata posta su via Alfieri caricando così via Tommaseo ed il tratto critico fra piazzetta Dante e l'eficio Cisettantasette).
Ma in realtà questa opinione del tutto analoga a quanto sostenuto proprio da Tessari e dal consigliere all'urbanistica Simionato, manca anche di buonsenso.
Il traffico esiste perchè è necessario ad uno scopo, motivo che ne definisce anche la destinazione cittadina; chiudere le varie vie di transito od ostacolarle con mobilità dolce (sensi unici, dossi, avvicinamento fra pedoni, ciclisti ed automobili) non favorisce l'eliminazione del traffico (la necessità di uno scopo sussiste indipendentemente dalle condizioni di viaggio), così come non dirotta gli automobilisti in una strada eccezionalmente distante dalle vie di transito per l'asse Mirano/Mestre.
Inoltre l'amministrazione Comunale ha l'obbligo di redarre un Piano Urbanistico dei Trasporti dove si evidenzino le vari reti di mobilità, quella primaria, quella secondaria e quelle residenziali, ben dislocate rispetto al tessuto urbano, specie facendo attenzione a non mescolare in modo confuso le piste ciclabili con le arterie più trafficate, generando così situazioni di conflitto fra pedoni-ciclisti e autisti, situazioni che generano un rallentamento del traffico nelle vie principali (es: fenomeno di stop and go) ed un aumento della casistica di incidenti (s pensi a quelli verificatisi fra ciclisti della pista ciclabile di via Matteotti e autisti fuoriuscenti dalle vie laterali Sarpi-Verga-Bruno costretti a permeare attraverso queste stradine per accedere al quartiere chiuso Fermi senza passare per via Roma - esempio1, esempio2).
La realtà infatti non è che si vuole fluidificare in modo coerente il traffico passante sull'asse di via Miranese così come fatto a Chirignago ed al Graspo de Uva con l'eliminazione dei semafori e la realizzazione di rotonde, la realtà è che si vuole creare una nuova piazza con via Roma fra la Chiesa e i privati di villa del Majno, probabilmente per il rilancio dei negozi di via Roma, forse per invidia della "movida" di Mirano, il tutto scaricando il problema dei 30.000 veicoli passanti per via Roma in qualche altra area di Spinea, senza un reale piano intercomunale di collaborazione fra Mirano, Spinea e Venezia/Mestre (si pensi al progetto PAES 202020 citato recentemente come causa per spostare il traffico da via Roma sulla tangenziale nord), riducendo il più possibile le compensazioni che andrebbero date ai cittadini che dall'oggi al domani si troverebbero a vivere non più in un'area residenziale, ma in una caotica ed altamente trafficata.
Questa ipotetica percorrenza alternativa, al momento esiste basta solo sensibilizziare e indirizzare i veicoli verso la Provinciale e verso il casello autostradale gratuito di Oriago per arrivare a Mestre o per altre destinazioni.
I cittadini proveniente da fuori comune per le tratte direttrici SM di Sala- Mestre e viceversa, hanno ora questa alternativa , adesso di molto migliorata con i lavori di ampliamento, che consente ai veicoli in tempi brevi il raggiungimento del casello e della direttrice per Oriago-Marghera- Venezia.
Vanno studiati quindi sistemi dissuasivi con passaggi pedonali rialzati, che interrompano in più tratti via Roma con la trasformazione del centro in zona a traffico moderato Z.T.M a 30Kmh con controlli severi.
Vanno messe in campo campagne di informazione mediatica con i sistemi tradizionali e via internet, con la collaborazione dei comuni viciniori che devono essere coinvolti con l’obiettivo di sensibilizzare e convincere gli automobilisti a scegliere, per arrivare a Mestre, percorsi alternativi.
Previo che l'idea di dirottare il traffico verso Marghera è buona, specie nella proposta di fare informazione, la previsione del risultato è più complessa di quanto ipotizzato, poichè il luogo di destinazione preferenziale è proprio Marghera, area che sviluppa non poche code e non poche difficoltà di comunicazione con il resto di Mestre/Venezia o aree limitrofe (per esempio i supermercati Marcon-Zelarino o l'Ospedale di Mestre dalla parte opposta a Marghera rispetto l'asse della Miranese), specie dopo la realizzazione a Mestre di varie Zone a Traffico Limitato (ZTL), aree mal segnalate ed in continua espansione che hanno mietuto numerose vittime/multe.
Specie in risposta a chi vede le ZTL come un efficace mezzo di riduzione del flusso di traffico, risulta importante segnalare che, pur attivando le ZTL a Mestre quale fattore di disincentivamento al transito in auto, e quindi riduzione del numero di veicoli di passaggio per Spinea-Chirignago, non si evidenziano significative riduzioni di traffico sull'asse della Miranese/via Roma.

Tuttavia l'idea di dirottare il traffico verso Oriago-Marghera rimane pur sempre lodevole, perchè è uno di pochi casi in cui, con una via di comunicazione che si fa carico del traffico provinciale, ovvero via Miranese (si osservi a riguardo la tavola della mobilità del PTRC provinciale, che la considera senza chiusure, intoppi o piazze pedonali lunghe un chilometro davanti villa del Majno, come una rete di scorrimento secondario provinciale fra i Comuni del Miranese-Padovano), si ragiona giustamente a livello intercomunale, così come si presenta il problema di via Miranese, via Roma: alta densità di traffico in quasi tutti i comuni toccati da Mestre a Santa Maria di Sala/Vigonza, passando per Chirignago, Mirano e Spinea!
Quindi la soluzione ad un problema globale è più saggio trovarla a livello globale, magari creando un'arteria alternativa fuori dai centri abitati da Vigonza/Santa Maria di Sala a Mestre, la quale diluisca il traffico sull'asse portante, piuttosto che chiudere via Roma solo a Spinea nell'intorno di villa del Majno, presupponendo che il traffico percorra svariati chilometri in più verso la poco conveniente "tangenziale nord".

Per quanto riguarda la sicurezza della zona Piazza Dante, via Matteotti, a nostro parere si può benissimo lasciare via Matteotti a senso unico e per risolvere il problema della messa in sicurezza del quartiere Dante, delimitare dalla 7.00 alle 11.00 e dalle 17.00 alle 20.00 quella zona a traffico limitato ZTL ai soli residenti, in modo da dissuadere gli automobilisti a entrare nel quartiere Dante per via Alfieri, obbligando gli automobilisti della direttrice Fornase centro a percorrere Via Bennati fino all’intersezione di via Unità.

Questa soluzione perfettamente in linea con quei consiglieri del PDL che in seduta del Comune chiedono per quale motivo a Spinea si facciano meno multe agli automobilisti che a Mirano o Mestre (entrambe dotate di ZTL), rende quasi d'obbligo chiedersi, perchè il Comune in passato abbia speso ben 330 mila euro per mettere a senso unico via Matteotti.
A che pro...bastava una ZTL?!
Certo con una tale soluzione i clienti non residenti/frontisti dei negozi in via Matteotti avrebbero dovuto pagare una multa per fare un acquisto... o chiedere al negoziante l'invio del permesso di transito via posta per transitare nella ZTL in dato giorno/ora. Oppure si sarebbero trovati nella situazione tragicomica di dover accedere a Piazza Fermi da via Matteotti per lasciare l'auto e dirigersi al Municipio per richiedere un permesso per accedere alla ZTL di via Matteotti.
A Mestre hanno attivato anche le ZTL a tempo, lasciando per alcuni quartieri un piccolo spiraglio di accesso per negozi e banche, una vera mannaia per gli automobilisti, con multe di centinaia di euro che vanno a gravare sui bilanci famigliari delle persone più disparate, dai più ricchi ai più poveri.
Analogamente i figli dei genitori anziani residenti nell'area avrebbero dovuto usufuire di permessi di transito, così come tutte le piccole imprese chiamate a svolgere interventi in casa (idraulici, elettricisti, imbianchini, ...).
Da notare che i negozianti di via Matteotti (tabaccheria esclusa), si sono lamentati del calo delle vendite per la cattiva visibilità che il sistema di sensi unici crea, pur aumentando i parcheggi....figuriamoci con una ZTL.

Ma anche non curandosi di questi aspetti che rinfocillano le casse Comunali proprio come evitare spese di 330 mila euro per un intervento che non risolve, ma semplicemente sposta i problemi, qual è l'evidenza della creazione di un sistema di ZTL che coinvolga via Matteotti, ed il quartiere Dante, via Bennati esclusa?... che viene impegnata via Capitanio, che grazie alla rotatoria dei Bersaglieri è l'unico punto rimasto per smistare il traffico fra i quartieri a sud ed a nord di via Roma senza impegnare la stessa.
Ma coinvolgendo anche via Capitanio nella mega ZTL dei quartieri a sud di Spinea? il risultato è l'evidente spostamento di traffico dalla rete di scorrimento secondaria, in via Bennati-Unità ed inesorabilmente in via Roma, ovvero in una via già intasata di per se, che andrebbe sgravata e non appesantita del traffico di altre aree di Spinea, specie se questi fuoriescono da una via laterale a via Roma (via Unità) con possibilità di svolta in entrambi i sensi di marcia (aumento del fenomeno Stop and go), per le ovvie conseguenze della chiusura del transito diretto nell'incrocio fra via Matteotti e via Cattaneo.

Quindi dato che non si può nemmeno procedere al contrario, ovvero creare ostacoli in via Roma (od altre soluzione di mobilità dolce) per far defluire altrove il flusso ineliminabile di traffico, laddove a Spinea, attualmente, non esiste nessun altra strada con la capacità di transito di via Roma che colleghi le direzioni di interesse, così come fa gli assi di via Miranese/via Roma, quindi manca completamente la possibilità di portare avanti l'idea di chiudere in modo permanente via Roma, così come previsto dal Masterplan (dirottamento delle auto di via Roma sul retro di villa del Majno e quindi in via Matteotti) o così come si prova con le Notti Gialle / mercatini di Natale, sarebbe il caso di smetterla di sostenere cattive soluzioni urbanistiche adottate in disaccordo di una parte della popolazione, con fini ultimi ben diversi da quelli transitori rimasti.


News dal sito del Comune

Google News su Spinea - Pellegrini

Incipit

NOTA BENE

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ELENCO DISEGNI RIGUARDO LA VIABILITA'

Vengono elencati una serie di disegni per descrivere alcuni aspetti della viabilità nel comune di Spinea, già più volte indicati in questo blog.


Generali
Precedenti alle modifiche urbanistiche

Successivi alle modifiche urbanistiche


Casello del Passante a Crea


Stazione della metropolitana di superficie

Disegni descrittivi
Accesso diretto fra aree residenziali
Ville
Servizi ed area industriale
Tangenziale nord
Rotonde in via Roma
PUT2004: Statistiche degli incidenti

Quartiere Dante in particolare

Prima di aver reso via Matteotti a senso unico

Dopo aver reso via Matteotti a senso unico



Previsioni di Aumento del traffico dovute al Passante



Masterplan
La strada dei bivi


2 pesi e due misure (idee venute creando i disegni sopra elencati)
Quartiere Dante in particolare, ipotesi alternativa di viabilità futura con riapertura di un tratto a doppio senso e spostamento del traffico oltre la pedonalizzazione fortemente voluta dall'attuale amministrazione fra villa del Majno, piazza Marconi e la chiesa San Vito e Modesto.

Visione generale, ipotesi alternativa di viabilità futura con chiusura di un tratto di via Roma a cavallo di villa del Majno-Piazza Marconi ed a cavallo della nuova piazza fronte la chiesa Santa Bertilla (due pesi e due misure visto che nei progetti urbanistici piazza Santa Bertilla non si prevede di chiuderla interrompendo via Roma).

Annuncio del passaggio a senso unico di via Bennati
Via Bennati a senso unico, lavori eseguiti il 13 e 14 marzo (altre considerazioni).

Via Matteotti in Google Street
I 200 metri di strettoia...


Reclami al comune via Web
Spinea strade e servizi scadenti: i reclami viaggiano sul web




NB: da oggi la cosiddetta tangenziale nord è stata innaugurata come via "11 settembre 2001" con dedica agli omonimi attentati avvenuti in America.


Aggiornato al 07-02-2013