... L'ingegnere Endrizzi lo disse chiaramente l'altro anno, in Provincia: "noi dobbiamo costruire i contenitori (torri alte 30 metri che cancellano l'identità dei campanili dei centri storici di Mirano, Scaltenigo, Ballò, Cazzago, Dolo, Pianiga) altri avranno il compito di riempire tali contenitori"...Un articolo correlato: controdeduzione minigrattacieli.
"Completamente diverso è prevedere la multifunzionalità di Veneto City - continuano - a metà tra una Disneyland ed una Manhattan con implicazioni viabilistiche che non impegneranno solo le lunghe percorrenze, ma anche e soprattutto le brevi dei territori contermini. Per questo non è prevista alcuna soluzione, soprattutto da Nord, dove la presenza del reticolato romano crea gravissimi problemi di viabilità e circolazione di un territorio, ancora integro sotto il profilo del rispetto dei segni dell'antica centuriazione. Quali vantaggi avrà la nostra città? (Mirano) Nessuno, perchè nelle tre fasi di intervento previste dalla proposta, la prima sarà quella della trasformazione delle aree ancora vergini, ma di proprietà della ditta proponente, mentre Mirano ed in parte Pianiga, dovranno fare i conti con aree già pianificate ed in buona parte costruite a capannoni". Mirano sarà interessata per 90000 metri quadri, si prevede un movimento di 150000 persone e 70000 veicoli al giorno: "questi non sono numeri marginali in una città che è già messa in ginocchio dall'inquinamento a causa del traffico".
Tre sono le possibilità che interessano l'edilizia: la costruzione, la decostruzione e il restauro.
La costruzione di nuovi edifici dovrebbe avvenire laddove vi sia la necessità secondo il soddisfacimento dei servizi e delle richieste della comunità (può essere necessaria la costruzione di strade per servire una comunità intasata, di servici per quartieri residenziali o di nuovi quartieri residenziali qualora poli industriali vantino mancanza di manodopera).
Il restauro prevede un'opera di messa a nuovo di strutture più o meno storiche per rimarginare problematiche sorte negli anni dovute al degrado del tempo o per aggiornare la sicurezza di questi edifici alle attuali norme costruttive, antisismiche o anticendio.
In contrapposizione con la decostruzione, il restauro va ad agire su strutture di cui si voglia mantenere il tempo di vita utile nell'arco degli anni ripristinandolo e rinnovando la loro presenza sul territorio.
La decostruzione può essere vista in due modi: semplice distruzione di edifici in disuso con tecniche rapide e poco costose o operazione di disassembramento dei materiali che compongono la struttura con maggiori costi e una minore velocità, tuttavia con il pregio del riciclaggio di parte d'essa.
La decostruzione in genere viene oggi svolta ai fini di ricostruire nuovamente in loco o in progetti ampi che difficilmente vedono una diminuzione della cubatura.
Manca una qualsiasi forma di dismissione di edifici per adibire complessivamente nuove aree a verde.
Vari sono i lavori di costruzione e tutti legati fra loro (si distungono dal punto di vista del finanziamento economico, visto che tendenzialmente le opere viarie a livello locale o provinciale derivano da finanziamenti pubblici, le opere edilizie da finanziamenti sia pubblici che privati e i servici sono distinti nettamente fra attività commerciali di privati e quelli pubblici per la comunità).
La presenza di un sistema viario scorrevole facilità e invoglia industrie e persone a stabilirsi in una determinata zona.
Esempio tipico è il nucleo di Mestre, un tempo libero da problematiche di traffico e con un sistema di collegamenti a nucleo che permetteva di raggiungere facilmente tutto l'entroterra; oggi ingorgo perenne di lunghezza variabile (da qualche km fino a decine di km) e poco appetibile per attività o residenti.
Case ed industrie chiamano strade e parcheggi, ma anche il contrario, strade e parcheggi chiamano case ed industrie.
Ovviamente il tasso di disoccupazione dell'area lega le case e le industrie o la percentuale d'uso dei vari mezzi di trasporto.
Un polo industriale sviluppato (rumoroso e trafficoato, insomma poco adatto a fini residenziali) richiede comunque vicino dei quartieri dormitorio di personale che ogni giorno vi si recherà a lavorare.
Tendenzialmente ogni mattino ognuno percepisce 10-20km come strada accettabile per recarsi al posto di lavoro, meno di 5 km un brevissimo tratto per recarsi a lavoro e distanze maggiore come un posto di lavoro lontano dalla dimora, nonchè assai sconveniente (dal punto di vista dei tempi 10-15 minuti sono il fattore che tende a far cambiare opinione sulla facilità di accesso al posto di lavoro).
Oltre a ciò vi sono altri servizi a contorno della vita sociale e che prevedono un movimento delle persone.
Un esempio che va molto in voga nella città natale di una campionessa di nuoto: la piscina.
Nel caso di ubicazione delle piscine extracomune ciò comporta un traffico periodico a tutte le ore del giorno direzionato verso fuori e in rientro secondo le direttrici di passaggio.
La costruzione di tutto ciò che serve in loco trasforma il traffico da passante intercomunale in variabile locale con riduzione della distanza percorribile e quindi del tempo in cui i veicoli restano su strada.
Case senza lavoro è impossibile comprarle, soprattutto oggi che i mutui rischiano di mandare in fallimento molte famiglie a causa dell'inflazione.
Quindi per ogni quartiere residenziale creato c'è un rilancio anche nel campo industriale per garantire un posto di lavoro ed un basso tasso di disoccupazione (il tutto si traduce in benessere sociale), ma anche nuovi flussi di clienti per attività commerciali varie (anche richiesta di costruzione di nuove attività commerciali), cosa che tuttavia porta con se nuove richieste di trasporto merci.
Da non dimenticare che data la superficie utile comunale o provinciale, un settore sgomita contro l'altro (il verde contro le costruzioni, le strade direttrici o dorsali contro le isole residenziali, le attività industriali e commerciali contro la quiete residenziale, ecc...)
Attualmente vaste fasce della popolazione da Mestre fin dentro l'entroterra, quasi fino a Vigonza e Padova sentono in modo pressante l'arretratezza del territorio nei confronti della viabilità.
Si dovrebbe quindi perseguire a più livelli questo fine costruttivo, piuttosto che quello residenziale (che come prima spiegato richiamerebbe con minore area utile necessità di ulteriore urbanizzazione industriale e viaria per il sostentamento).
Piani di decostruzione per aumentare il verde o rinucleare i centri in forma più coerente non sono previsti, se non forse lungo quella fascia che andrà a comporre il Passante Verde.
Il restauro costituisce la pagnottella giornaliera di quella moltitudine di architetti, ingegneri, geometri disegnatori e restauratori/operai specializzati che sono presenti nel territorio, ma la totale mancanza di finanziamenti regionali o piani di sgravio fiscale per il miglioramento dell'estetica del costruito (diversamente da quanto avviene per esempio nella regione a statuto speciale del Trentino Alto Adige) non permettono di dar alla materia piena forma se non marginale.
La verifica di sicurezza delle abitazioni alle nuove normative sismiche, anticendio e agli stati limite (o normative europee) invece sono capitolo forse sconosciuto.
La bolla speculativa del mattone sono forse 20 anni che deve esplodere: case a prezzi sempre più alti e difficoltà con normali stipendi di acquistarle preferiscono altre forme come affitto e mutuo.
Alte tasse sugli immobili sono una perdita continua che deve essere reintegrata in qualche modo e la presenza di un sempre maggior numero di persone facilita la possibilità che si possa sfruttare una rendita di locazione, cosa effettuabile con un alto indice delle nascite (ciò non si verifica) o con un moto di immigrazione nell'area di interesse.
Se ne può dedurre che costruire è relativamente facile.
Mantenere una cittadinanza equilibrata è difficile, cosa verificatasi forse per troppo tempo in questa provincia.
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